Cari fratelli Laziali,
potremmo dire, dopo aver battuto sia lo Special One
che il dandy Inzaghi, che il nostro sia stato un inizio di campionato da
incorniciare. Dobbiamo riconoscerlo: non è esattamente quel che avevamo sperato
e non avremmo mai osato chiedere? E invece è successo. E se nella settimana
post Derby a rubare la scena era stato Pedro e l’irresistibile coretto “Pedro,
Pedro, Pedro, Pedro-Pe’”, l’ultimo Lazio Inter verrà ricordato dalla figuretta
esile di Filippetto nostro versione Speedy Gonzales! Già, perché mezza
squadra interista gli ha dato la caccia dopo il tap-in sul nevrastenico Handanovič.
Sembrava di assistere al famoso cartone animato degli anni Settanta invece
stavamo assistendo ad una vergognosa caccia all’uomo. Il brutto del Calcio, un
pessimo esempio per i più giovani. Le nostre pagelle: tre meno all’arbitro e
due a tutti gli interisti piagnoni.
È stata una soddisfazione sentirli piagnucolare. Non alludiamo
ai giocatori dell’Inter ma agli straccali pronti a salire sul carro romanista
per ingraziarsi la piazza sconfitta. È stata la settimana perfetta! Adesso ce
la vedremo con l’Olympique de Marseille (che più che a un clan di marsigliesi
fa pensare ad un clan di ex romanisti) e poi sotto con il Verona delle
meraviglie. Ve lo diciamo fin da adesso: questo Verona è sorprendente. Non
fatevi ingannare dalla sconfitta di San Siro, il 3 a 2 finale è bugiardo e non
rispecchia il bel gioco del Verona, una squadra messa molto bene in campo ed in
grado di proporre gioco, non solo di rimessa. Questa deve essere la settimana
della svolta, per ritrovare quella continuità mostrata nel campionato 2019-20.
Questa settimana abbiamo scelto un vecchio Verona
Lazio, una partita situata all’inizio di un lungo tunnel. Torneremo indietro al
14 dicembre 1975, quando per la nona giornata del Campionato di Serie A 1975-76
una irriconoscibile Lazio scese in campo al Bentegodi.
Sono trascorsi 19 mesi tondi tondi dal sogno di
Lazio Foggia e la squadra, composta per 9/11 dalla formazione campione
d’Italia e potenziata da un panchinaro di lusso come Bruno Giordano, giace sul
fondo della classifica. Ferruccio
Valcareggi ha per le mani un bel Verona, un mix equilibrato di esperienza e di
tante belle speranze: Ginulfi, Bachlechner, Sirena, Busatta, Catellani, Maddè,
Franzot, Mascetti, Luppi, Adelio Moro e Macchi. In panchina oltre il portiere
di riserva Porrino, il futuro C.T Francesco Guidolin e il carismatico Gianfranco
Zigoni.
Tommaso Maestrelli si sente meglio, il peggio sembra essere
passato, tuttavia la squadra appare molto inquieta. Manca Gringo Petrelli ma
c’è Baffo Polentes, un altro con anni di lunga militanza a Tor di Quinto.
Eccola la Lazio di quel giorno: Pulici, Polentes, Martini, Wilson, Ghedin,
Badiani, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, D'Amico e Lopez. Tommaso si
accomoda vicino al dottor Ziaco, poi Avelino Moriggi e i babies Di Chiara e
Giordano.
Alle 14 e 30, al fischio d’inizio del signor Gialluisi
di Barletta, siamo penultimi con solo 5 punti, uno in meno del Verona. Visto
dall’alto il campo del Bentegodi appare color terra e ricorda un campo di
patate. Diluvia da giorni ed è il classico pomeriggio di un giorno da cani. Al
32' arriva l'episodio che potrebbe cambiare il corso della gara e del nostro
campionato: su un angolo battuto dalla sinistra, Long John anticipa di testa il
portiere Ginulfi e ci porta in vantaggio. Sembriamo rigenerati e arriviamo al
raddoppio quattro minuti più tardi con una spettacolare discesa di Vincenzino,
che triangola con Lopez, entra in area e infine realizza anticipando sia
Ginulfi che Catellani.
Si direbbe fatta, ma al 42' un pasticciaccio brutto della nostra difesa riapre i giochi. Una mischia nel vertice destro dell'area, accentuata dal pantano del campo, fa schizzare la palla verso Moro che si trova dalla parte opposta assieme al compagno Sirena. Questi è incredibilmente smarcato, dopo che Wilson non è riuscito ad intercettare la sfera vagante. Lo scaligero ha un controllo così così ma tanto basta per eludere Ghedin e superare Felice Pulici in uscita disperata. Re Cecconi e Wilson assistono impotenti alla scena e tornano a centrocampo a capo chino.
Alla ripresa i veronesi provano a lanciarsi in avanti, il campo pesante si direbbe essere dalla nostra parte. Assistiamo ad una partita decisamente brutta ma sta maturando una vittoria fuori casa. Buttala via! Ma mancano ancora venti minuti, siamo intorno al 68': c’è una punizione dal limite che Moro batte. Una palla tagliatissima, che va a schizzare sul corpo di Giorgione che la devia nella propria porta spiazzando Pulici. Sarà l’unico autogol di Long John nella sua carriera biancoazzurra. Con la supponenza dei posteri, possiamo dire che fu quasi un presagio del mesto epilogo che sarebbe maturato ad inizio Primavera. Quel Verona-Lazio finì qui, una gara buttata via senza nemmeno il tempo di arrabbiarsi per l’espulsione di Ghedin, una fesseria che avremmo potuto pagare a caro prezzo. Sarebbe diventato un campionato drammatico, quello in cui inseguimmo la salvezza per un tempo lunghissimo, per tutto il girone di ritorno. Giorgio Chinaglia dopo qualche mese sarebbe volato per New York con un volo di sola andata. Ci consolava il recupero di Tommaso Maestrelli, il nostro “uomo in più”: con lui, nulla si era rivelato impossibile.
Il prossimo Verona-Lazio avrà ben altri contesti. Si
gioca per l’alta classifica e sull’Italia persiste l’alta pressione, una bella
ottobrata che promette cieli belli e campi perfetti.
Perfetti, o quasi, dovremmo essere noi, nel giocare
una partita accorta contro un avversario assai ostico nelle ultime stagioni,
perfino nell’anno dello scudetto mancato per pandemia. Nel recupero
infrasettimanale ci bloccarono sullo 0 a 0 a Roma e dovemmo ringraziare il buon
Thomas Strakosha.
Attenzione alla fatal Verona dunque. Il Comandante Sarri avrà certamente preso nota! Forza Lazio!
Ugo Pericoli