Cari fratelli Laziali,
se volessimo selezionare una parola soltanto per individuare
il sentimento prevalente tra noi tifosi, potremmo trarla dal cloud delle
espressioni maggiormente utilizzate sul web e alle radio. E la scelta non
potrebbe cadere che su questa: noia.
La parola noia descrive al meglio la relazione intercorrente
tra noi tifosi e la squadra. Possiamo scrivere su questa pagina che non ci
stiamo divertendo? Sì che possiamo.
Prima di parlarvi di un vecchio incontro in vista di
Fiorentina Lazio permetteteci un’altra digressione: guardate le maglie nella
fotografia. Non sono splendide?
Pensate che fu Giorgione Chinaglia ad acquistarle, pagandole
di tasca sua, durante una visita parenti nel Galles. Tornato a Roma le
donò ai suoi compagni di squadra. Papà Lenzini avrà sicuramente
apprezzato. Come tutti i tifosi di quella Lazio che, seppur non grandissima,
aveva a disposizione un completo particolarmente trendy (ed introvabile)
realizzato dall’azienda inglese con il simbolo del rombo orizzontale, che
avremmo rivisto con grande piacere un quarto di secolo più tardi, grazie
all’intuito (ed al buon gusto) di Sergio Cragnotti.
È di questi giorni la notizia di un imminente cambio dello
sponsor tecnico. Stiamo per salutare un’azienda emiliana per accoglierne una
proveniente dal paese del Sol Levante. Ci auguriamo che il design rispetterà la
tradizione perché la maglia della Lazio è sacra. Largo alla tradizione dunque: e
se dovessimo cambiare per cambiare, allora saremmo felici di rivedere la maglia
modello Ajax. Un completo semplicemente fantastico quello del 1975-76:
il nuovo sponsor andrebbe in rottura di stock per le tante vendite.
Passiamo al ricordo di questo Fiorentina Lazio. Torniamo
alle 14:30 di domenica 27 dicembre 1970, si sta per giocare l’undicesima
giornata del Campionato di Serie A 1970-71
È un momento di grande innovazione per il movimento del
calcio nazionale. Due anni prima siamo diventati Campioni d’Europa e la Serie A
è improvvisamente diventata un incubatore di innovazioni. Dopo oltre mezzo
secolo di dominio incontrastato dell’asse Genova-Torino-Milano, il Campionato
di Serie A ha annoverato due concorrenti emergenti: la Fiorentina nel 1969 ed
il Cagliari nel 1970. Noi della Lazio siamo indietro anni luce, a Roma c’è solo
l’asroma, seppure i suoi risultati siano modesti quasi quanto i nostri. Perciò
ci apprestiamo ad incontrare la Fiorentina “ex” campione d’Italia pensando
prima al “non prenderle”.
La Viola è allenata da un Petisso che risponde al
nome di Bruno Pesaola. Un tipo assai cupo, dalle occhiaie scure e scavate,
come se si fosse appena ripreso da una notte di bagordi. Si dice in giro che
sia un tipo molto severo. Manda in campo Bandoni, Galdiolo, Longoni, Esposito,
Ferrante, Brizi, D'Alessi, Merlo, Vitali, De Sisti e Chiarugi.
Il nostro allenatore è ... diciamo che non ha bisogno di presentazioni.
Lorenzo avrebbe bisogno di un ciclo di sedute d’igiene mentale ma nessuno
osa dirglielo, temendo di fare la figura dell’incompetente. Giochiamo con Di
Vincenzo in porta, Wilson, Legnaro, il professor Governato, Facco, Marchesi,
Massa, Mazzola- Mazzolino - Ferruccio, Chinaglia, Magherini e Dolso. In
panchina vanno Sulfaro e Morrone.
Arbitra un signore che a noi laziali evoca il più bel
momento della nostra vita ma quel giorno ancora non lo sappiamo. Si chiama Francesco
Panzino. Non tutti lo ricordano, ma al termine del campionato 1972-73
avrebbe vinto la medaglia d'oro quale uno dei migliori arbitri della stagione
da poco conclusa. Anche per questo motivo si trovava lì con noi, il 12
maggio 1974. Gli continuiamo a volere bene, anche se è recentemente scomparso.
Firenze è bagnata da una pioggerella fredda e fastidiosa che
ha fatto la comparsa già nella serata di Santo Stefano. I nostri giocatori sono
incavolati neri con il loro allenatore. Vista la scarsità dei risultati, ha
costretto la squadra ad un ritiro ad Altopascio. A nulla sono valse le
autorevoli rassicurazioni di Nello Governato. La squadra è arrivata in Toscana
il giorno di Natale, alloggiando in un alberghetto di categoria turistica lungo
la Firenze-Mare. Lorenzo ha ciancicato la formazione a uomini con il morale
basso. Ha stravolto la difesa portando Wilson in marcatura, ha inserito
Marchesi nel ruolo di libero e consegnato la maglia numero 5 a Mario Facco.
Mal che andrà, tutti rientreranno dalle loro famiglie in tarda serata. La
Fiorentina parte con il colpo in canna ma al 5' Chiarugi, in uno scontro
con Wilson, s’infortuna malamente. I padroni di casa perdono la loro
arma più appuntita. Di Vincenzo è reattivo su una conclusione di D'Alessi ma
nulla può su un tiro violento e preciso di Merlo. Siamo al 19', Fiorentina 1 -
Lazio 0, e Lorenzo fa rimpiangere a Morrone il fatto di parlare lo stesso
idioma.
Nello Governato ricorda veramente il classico
professore di lettere e filosofia appena uscito dal Liceo. Ciò nonostante, è un
elemento che inizia a giocare quando il gioco si fa duro: prende per mano la
squadra, gli fa praticare un gioco ben orchestrato, a partire dal centrocampo. Ci
prova Mazzola, ma è fuorigioco. Poi è Dolso - su servizio di Chinaglia,
a mancare il pari quando si trova a tu per tu con Bandoni. Al 44' ancora una
clamorosa occasione la spreca Mazzola: supera un paio di gigliati ma non si
accorge del liberissimo Dolso. Questi è al suo fianco che aspetta il facile
passaggio ma "Mazzolino" calcia debolmente sul portiere viola. La ripresa è
giocata su un campo pesantissimo. Anche Marchesi inizia a spingere
facendo salire la squadra. Prendiamo il controllo della partita. Lorenzo ha
mandato in campo anche Morrone a dar conforto a un Chinaglia imbufalito.
Anche Morrone si lancia all'arrembaggio. A dieci minuti dal
termine arriva il nostro pareggio: preciso passaggio su punizione di Governato,
Mario Facco sorprende in controtempo Bandoni, autore di un'uscita
comunque maldestra, toccando il pallone in rete. Finì uno pari.
Alfredo Recchia tirò il più possibile e il pullman
della Lazio arrivò a Tor di Quinto verso le undici di sera.
Il decennio degli Anni Settanta stava per aprirsi nel
peggiore dei modi: dopo una travagliata estate dovuta alle polemiche della deludente
campagna acquisti, ci si aspettava almeno una salvezza tranquilla.
Invece le cose iniziano ad andar male già dalla sesta giornata
ed arrancammo fino a primavera. Uno stillicidio domenica dopo domenica per
evitare l’ennesima retrocessione. Tra le concorrenti per non retrocedere anche
l’irriconoscibile Fiorentina, Campione d’Italia solo dodici mesi prima. Finirà
male per noi: il Catania sarà la prima a retrocedere in B. La domenica
seguente retrocedemmo anche noi. Nell'ultima drammatica giornata, il sorprendente
Foggia di Tommaso Maestrelli, che aveva stupito tutti con il suo gioco
moderno e innovativo, sarebbe retrocesso a vantaggio della deludentissima
Fiorentina, che tutti davano ormai per spacciata.
Abbiamo iniziato parlandovi di noia anche se, come avete appena visto, con una storia come quella della Lazio, non ci si dovrebbe annoiare mai. Forza Lazio!
Ugo Pericoli