Cari fratelli Laziali,
prepariamoci ad un settennato di fuoco. Il prossimo campionato
di serie A, ed i sei successivi, sono stati opzionati dalla asroma, che li
vincerà tutti con un mese di anticipo. La asroma ha altresì comunicato che
vincerà anche le prossime sette Champions e le relative Supercoppe.
Naturalmente, sono scontate anche le sette vittorie dell’Intercontinentale.
Verranno erette quattordici statue, due a stagione, che magnanimamente verranno
posizionate in tutta la città di Roma. Le quattordici statue ritrarranno
altrettanti miracoli ed eventuali altre mistiche rivelazioni che il volto santo
di José Mourinho potrà donarci.
Facciamoci una risata su quanto sta accadendo in città (e
non solo, purtroppo) da circa 72 ore, dopo l’annuncio di una staffetta tecnica
tutta lusitana alla guida della seconda squadra della Capitale. Fiumi di
inchiostro, oltre che di parole, versate per annunciare un qualcosa che non
c’è. Bentornato a Mourinho, un allenatore che abbiamo apprezzato forse prima di
tutti, in Italia e nel mondo, quando questi era ancora un illustre sconosciuto alla
guida del Porto, che sfidammo nella doppia sfida di Coppa Uefa nella lontana primavera
del 2003. Pensate, la vecchia cara Coppa UEFA, quando ancora si chiamava con il
suo vero nome. Perdemmo in quell’occasione, ma ci prendemmo una grande
rivincita la sera di Pechino, sei anni più tardi, quando il Mou era al massimo
della sua fama.
E adesso torniamo a parlare di cose serie. Sabato sera ci
attende una partita che i fiorentini vivono e sentono come e più di un derby.
Sembra che ci aspettino al varco per farci uno sgambetto, che in fin dei conti a
loro non porta mai nulla ma che invece, a noi, è spesso costato assai caro.
Perciò massima concentrazione sabato sera, come quel 28 gennaio 2001, la 16°
giornata del Campionato di Serie A 2000-01
La Fiorentina sta facendo cose ..turche. Il suo allenatore è
un turco di Adana, si chiama Fatih Terim. Manda in campo la formazione tipo:
Toldo, Torricelli, Repka, Pierini, Vanoli, Di Livio, Cois, Amoroso, Rui Costa,
Nuño Gomes e Chiesa. In panchina ha un’altra mezza squadra: Taglialatela, Adani,
Bressan, Mijatovic Tarozzi, Rossi e
Leandro.
Anche Super-Dino Zoff non sembra messo male, nonostante
abbia due mostri sacri fermi ai box: parliamo di J.S. Veron e Diego Simeone.
Nonostante ciò, ha tantissimi big a disposizione, integrati da una panchina
stellare: Peruzzi, Pancaro, Nesta, Fernando Couto, Favalli, Poborsky, Stankovic,
Dino Baggio, Nedved, Crespo e Salas. A disposizione il principe Marchegiani,
poi Baronio, Negro e Mihajlovic, il talismano Gottardi, e le due punte Simone
Inzaghi e Ravanelli.
L’ arbitro è il Signor Racalbuto della sezione di Gallarate:
avrà un bel po’ da scrivere.
Come da copione, il tifo viola è capitanato da Vittorio Cecchi
Gori, issato in piedi sulla balconata presidenziale. Ricorda un tribuno plebis romano
mentre arringa le folle. La Fiorentina inizia aggredendo, sia sulle fasce che
per vie centrali, dove Rui Costa gioca un calcio imprevedibile e spesso
elegante. Al quarto d’ora, la possibilità che la Fiorentina passi in vantaggio
scorre proprio tra i suoi piedi, ma il tiro finale non darà giustizia
all’azione fin lì condotta. Si arriva alla mezz’ora: cross proveniente
dall’estrema sinistra e Nedved tira al volo praticamente a colpo sicuro. Una
rasoiata al 33' del primo tempo, a fil di palo sinistro, che ci potrebbe lanciare
verso il terzo successo consecutivo della gestione Zoff.
Da quell’istante in poi salirà in cattedra Crespo: cosa dire
di lui, di questo argentino che oggi allena con successo la famosa squadra
brasiliana del Sao Paulo? Dirvi che segnò un gol alla Maradona, con un tunnel tutto
sinistro al suo marcatore diretto, con successivo tiro d’esterno ad uccellare
Toldo, in uscita disperata, o raccontarvi dei suoi due gol mangiati? Ci limiteremo
alla cronaca. La sua prima rete, quella del nostro 2 a 0, con un pallone rubato
da Nedved a Cois su un pessimo appoggio di Pierini. Crespo lasciò partire un
sinistro super-preciso; era il 57’. La Fiorentina manca l’appuntamento con il suo
gol (fortunato Peruzzi nell’occasione, salvato dal palo) e dieci minuti più
tardi Crespo segnerà quel gol capolavoro, uno dei suoi tanti, splendidi e
coreografici, ma talvolta inutili, con i quali deliziò la gente laziale nei due
campionati di inizio millennio. Il suo secondo gol, il nostro 3 a 0, ad un
quarto d’ora dalla fine. La Viola accorcerà le distanze con Chiesa, su un
rigore più che sacrosanto. Cinque minuti ancora e arriverà il momento del
Matador, il cileno che rifiutò il trasferimento a Parma (che ci costò la
dolorosissima rinuncia a Conceição e Almeyda), e venne spesso messo in ombra
dai colleghi di reparto, anche da Crespo, come in occasione del gol del 3 a 0.
Che domenica! Ne segnammo quattro e ce ne mangiammo altri
tre, due con Crespo più un terzo incredibilmente divorato da Stankovic. Una
Lazio troppo bella per esser perdonata. Sì, quella Lazio delle meraviglie non
riuscì a fermare la Roma durante quel campionato 2000-01, un periodo che molti
fratelli Laziali ricordano spesso di malavoglia. Ma questo Fiorentina Lazio ci
piacque assai, e ve lo riproponiamo oggi, come auspicio per il prossimo
incontro. Sabato non ci saranno scudetti da difendere, ma posizioni Champion da
conquistare.
Forza Lazio!
Ugo Pericoli