Cari fratelli laziali, buon anno!
Ci siamo lasciati alle spalle un 2021 con più ombre che
luci. La Lazio deve migliorare, e di molto, in almeno un reparto: sappiamo
tutti come la difesa sia l’anello debole della catena da almeno quattro
stagioni. Speriamo si possa intervenire sul mercato, già nei prossimi giorni,
per cercare di rinforzare la squadra e conquistare il quinto posto in
classifica.
Per il ricordo di oggi torniamo ad una delle Lazio più amate
di sempre, all’8 novembre del 1998, quando per l’ottava giornata del Campionato
di Serie A 1998 – 99, la Super Lazio di Sven Goran Eriksson ospitava l’Empoli
allo Stadio Olimpico. Noi con Marchegiani, Pancaro, Negro, Mihajlovic, Favalli,
Stankovic, Venturin Almeyda, Nedved, Mancini e Salas. La panchina va la
Lazio-2: Ballotta, Baronio, Iannuzzi, Gottardi, Okon, Lombardi e Sergio
Conceicao. Ancora assenti Nesta e Vieri, infortunati di lungo corso.
L’Empoli è assai meno dotato tecnicamente e l’ex giallorosso
Mauro Sandreani manda in campo Sereni, Fusco, Baldini, Bianconi, Tonetto,
Lucenti, Pane, Morrone, Di Napoli, Zalayeta, Bonomi. In panchina si porta Mazzi,
Cupi, Cribari, Carparelli, Bisoli, Chiappara e Martusciello.
Si può dire qualcosa di nuovo su quella Lazio mostruosamente
forte senza essere ripetitivi? Forse che le bastava un quarto d'ora per vincere
una partita? Venivamo da Belgrado, tre giorni prima in Coppa delle Coppe
avevamo steso il Partizan con 15 minuti di gioco stratosferico. Anche contro
l’Empoli in un quarto d'ora abbiamo mandato Sandreani &. Co. a zampe
all’aria. Ed anche prima di quel quarto d’ora c'era stato molto! Un gol
annullato a Salas, di testa, su cross di Mancini, per fuorigioco dello stesso Matador.
E un palo clamoroso di Mancini, ancora di testa, svelto a “pizzicare” un calcio
di punizione “spizzato”, come da consuetudine, da Mihajlovic. Quel quarto
d'ora, tra le tante cose, ci aveva restituito un Paolo Negro in gran spolvero. Reduce
da uno stiramento che lo aveva emarginato per quasi due mesi, l'ex bresciano
non solo ha cancellato dall'Olimpico Zalayeta, ma ha confezionato i primi due gol
della partita. Di rapina il primo, al 21', un piatto di sinistro a correggere
un diagonale di Stankovic; con un gran sinistro il raddoppio, cinque minuti più
tardi, una scudisciata da 25 metri sotto la traversa di Sereni. Era già tutto
finito, con quella doppietta, nonostante mancasse ancora un'ora alla fine. Per
l'Empoli non c'è stato il tempo di fiatare. Già alle corde, la squadra di
Sandreani ha finito col suicidarsi quando Sereni, palla al piede, ha
esageratamente rimandato il rinvio determinando una carambola sulla gamba di
Salas con il pallone clamorosamente in rete sul rimpallo. Guidati da Negro,
spinti da un fantastico Almeyda e da un infaticabile Venturin, pericolosissimi
con Salas e Mancini, sbagliamo anche un paio d'occasioni prima di firmare il
quattro a zero con Roberto Mancini, al suo 150° gol in serie A, formidabile nel
raccogliere un passante di Nedved e bruciare sia Baldini che Sereni, in uscita
scomposta. All'Empoli solo contentino del gol di Carparelli, unico neo di una
domenica perfetta.
Quel giorno non avevamo a disposizione Nesta e Vieri. Era
una Lazio mostruosa, probabilmente irripetibile. Ogni volta che ne ricordiamo
la formazione, sistemando i vari pezzi del “Mi ritorni in mente”, ci assale un
po’ di nostalgia ed il rimpianto di aver lasciato agli avversari almeno uno
Scudetto e una mezza coppa U.E.F.A.
Ci aspetta un inverno impegnativo sotto il profilo
prettamente calcistico. Dovremo evitare distrazioni e polemiche. Non siamo da
Champions ma nemmeno bidoni da fondo classifica. Occorre puntare al quinto
posto, un risultato comunque prestigioso per una Società calcistica che si
accinge a soffiare su una torta biancoazzurra ornata da ben 122 candeline.
Buon compleanno cara Lazio, auguri a te e ai tuoi splendidi
tifosi!
Ugo Pericoli