Riccardo Budoni, classe 1959. Dal 1978 al 1980 ha
militato nella Lazio: c’era lui in porta nella gara contro il Catanzaro vinta
da mezza Lazio nel marzo 1980. Nel 1979 vinse la Coppa Italia Primavera.
Perché un calciatore sceglie di fare il portiere?
“Non c'è una spiegazione:,nel mio caso è stata
una casualità. In una partita sotto il cortile di casa mancava il portiere e io
non ci ho pensato due volte a farmi avanti. Istinto ? Forse il destino mi ha
spinto a provarci”
Com'è iniziata la sua Lazialità?
“Cresciuto in una famiglia di romanisti e con solo
due zii Laziali,diciamo che l'essere Laziale e far crescere la mia Lazialità è
stato il mio inizio nel settore giovanile del San Paolo Ostiense. Infatti, quando
incontravamo la Roma e la Lazio notavo che c'era una diversità di comportamento
dei giocatori. I romanisti erano supponenti,
con un'aria di superiorità. Invece I Laziali si mostravano rispettosi e in
campo si comportavano con vero fair play. Da lì forse è incominciata la simpatia
per i colori biancocelesti…”
Qual'e' il suo compagno di squadra che ricorda con
più piacere ?
“Non è facile scegliere, farei un torto a tutti
quei compagni con cui ho condiviso gioie e dolori nei due anni in cui siamo
stati insieme. Sono sempre andato d'accordo con tutti. In Primavera ero più
legato a Perrone, Ferretti, Piccinini, Piochi. Ma penso che Vincenzo D'Amico
sia stata la persona che in prima squadra mi è stato più vicino.Un grande
giocatore e un grande uomo”
È più facile fare il calciatore o l'allenatore?
“Fare il calciatore è il mestiere più bello del
mondo:,ti permette di realizzare e seguire un sogno, cioè quello di condividere
una passione insieme ai tifosi che vengono a seguirti. Fare l'allenatore è
passare dall'altra parte di una squadra: ti trovi a dover decidere il tuo ma
anche il destino dei giocatori che alleni. Far collimare le due cose non è
sempre semplice. Cambiano dinamiche, rapporti e la gestione di un gruppo è completamente diverso dal doverne far parte come
giocatore”
Un suo giudizio sulla stagione che si è appena
chiusa e sui portieri biancocelesti?
“La stagione della Lazio con il raggiungimento
della Champions League,per me,è da 8. Tra lo scetticismo generale la Lazio ha
conseguito un risultato impensabile e lo ha fatto con il gioco e con la
crescita di alcuni giocatori che le hanno permesso anche di superare momenti di
difficoltà.
Grande merito va dato a Sarri e un applauso ai
giocatori che hanno creduto nel suo modo di intendere il calcio. Provedel è
stato la grande rivelazione di questa squadra: per chi lo seguiva quando
giocava a Spezia non è statp una sorpresa. Era evidente che ci saremmo trovati
con un portiere dal rendimento continuo e con grandi margini di miglioramento.
Il futuro è dalla sua parte e con il buon
Grigioni che lo allena sono sicuro che anche la Nazionale è alla sua portata. Per
Maximiano un'annata sfortunata, con l'errore nella gara inaugurale contro il
Bologna la sua stagione è partita male e la continuità di rendimento di
Provedel non gli ha permesso di mostrare il suo reale valore. Vedremo il futuro
cosa gli riserverà....”
Il più forte"numero 1" e il più
deludente della nostra storia?
“Di portieri forti la Lazio ne ha avuti molti,ma
forse quello che incarna la pura Lazialita' è stato Bob Lovati, davvero,un Laziale
a 360 gradi. Devo a lui il mio esordio in serie A,in un momento molto
particolare per la società. Peruzzi è un altro profilo che ha lasciato il segno
nel cuore dei tifosi.Non voglio parlare di chi ha deluso,lo faccio per
difendere la categoria…”
Segue altre sezioni della nostra Polisportiva?
“Seguo il karate del grande Marco Locuratolo e per quanto concerne le altre Sezioni cerco sempre di informarmi perché il lavoro di Antonio Buccioni è incredibile e essere Laziali di fede e nel cuore è una missione da portare avanti per le nuove generazioni”.
di Stefano Boccia