E’ il primo novembre 1914 quando i ragazzi in maglietta biancoceleste scendono in campo allo stadio “Rondinella“. Di lì a sei mesi, però, quei ragazzi lasceranno pallone e scarpini, e, al pari di tanti loro coetanei, indosseranno le divise e andranno in guerra. La maggior parte di loro perderanno la vita nelle trincee del nord Italia, durante il primo conflitto mondiale.
E cosa fare, allora,
del campo della Rondinella, nel cuore del quartiere Flaminio, a due passi da
Piazza del Popolo? Il Presidente dell’allora Società Podistica Lazio, Fortunato
Ballerini, decise di tramutare il terreno di gioco in un grande “orto di
guerra”. Questo, al fine di lenire i bisogni dei cittadini durante il periodo
bellico, sopperendo con la coltivazione del terreno alla scarsità dei viveri e
alla povertà.
Centoquattro anni fa, il
2 giugno 1921, il gesto generoso e solidale di Ballerini valse
alla Lazio un riconoscimento prestigioso da parte del Re Vittorio
Emanuele III. Infatti, con Regio Decreto e per volontà dell’allora ministro
della Pubblica Istruzione On. Benedetto Croce, la Lazio venne
elevata ad «Ente Morale» per meriti sociali, culturali e sportivi, unica
società nel panorama sportivo nazionale.
Quella stessa Lazio che, dai primi decenni del ‘900, si era distinta anche per la creazione di un “Asilo Lazio“, sempre a servizio dei più indigenti della città. In quella struttura, il futuro premio Nobel Grazia Deledda infondeva l’amore per le lettere classiche e il celebre topografo Rodolfo Lanciani si occupava di insegnare la Storia.
La cultura. il volontariato e l’affetto per il proprio popolo, a Roma, ha
un solo nome: S.S. Lazio.