Mario Pennacchia, in base alle
testimonianze di alcuni protagonisti, ha raccontato che il primo derby di Roma
venne giocato il 15 maggio 1902 tra Lazio e Virtus, deciso da una tripletta di
Sante Ancherani, il primo centravanti, capitano e condottiero dei nostri
colori. Lo scrittore Piero Strabioni – che per primo ritrovò negli archivi
l’articolo de “Il Messaggero” relativo alla sfida – sposta la partita al
1904. Nella cronaca non vengono indicati i marcatori: si può annotare però che
i “giocatori della Lazio portarono in trionfo il loro capitano Ancherani, che
giocò in modo insuperabile”.
La disputa è sull’anno, magari, non sul
giorno – il 15 maggio – tantomeno sulle due squadre che si affrontarono: Lazio
e Virtus. Che poi era come se si giocasse, agli albori del nuovo secolo della
nostra città, Lazio A contro Lazio B dal momento che la stessa Virtus venne
fondata da alcuni soci fuoriusciti dal nostro sodalizio.
Giova, oggi, a centoventi o centodiciotto anni di distanza, poco importa, ricordare
la genesi delle stracittadine. In cui la Lazio ci fu sempre, dall’inizio,
mentre la Roma era ancora entità astratta, sicuramente impalpabile (anche a
fronte della data ignota in cui vide la luce): a Corropoli, in provincia di
Teramo, il suo fondatore, il politico e dirigente sportivo Italo Foschi, aveva
diciotto o vent’anni, non essendo ancora entrato nell’ordine di idee di
promuoverne la fusione (ci riuscì, prima della Roma, con Sambenedettese e
Giuliese) per accrescerne il valore sportivo.
15 maggio, primo derby, Lazio-Virtus: ovvero quando la storia, quella con la S
rigorosamente maiuscola, e la tradizione non si cancellano. La Lazio, senza
fusioni, ha sempre vissuto di luce propria. Chi è arrivato dopo, giocoforza,
fondendosi in una entità ibrida e senz’anima, si è dovuto accodare.
G.Bi.