Cari
fratelli Laziali,
fortunatamente
ritorna la Serie A.
Perché, bella
‘a Nazionale, bella ‘a boiserie, bello l’armadio, bella ‘a cassapanca… ma mai
come in questo momento, la nostra Lazio – ancora tutta da scoprire - è l’unica
cosa che ci interessa realmente.
La polemica
sul caro biglietti? Vi diciamo che non siamo d’accordo con questa politica
aziendale ma andiamo avanti.
Dopo questo breve
preambolo, in vista dell’incontro di lunedì sera, vi riportiamo ad una Lazio
“antichissima”.
Era il 22
ottobre 1967. Eravamo in Serie B, quando per la settima giornata del campionato,
arriva a Roma l’imbattuto Verona. Lo guida un ex ragazzo svedese con un volto
da saggio, come vedremo a breve.
La Lazio è stata
affidata a Renato Gei. Un allenatore su cui si ripongono grandi speranze,
un bresciano della classe del ’21. Manda in campo Di Vincenzo, Masiello,
Adorni, Ronzon, Pagni, Marchesi, Fortunato, Cucchi, Morrone, Gioia e Dolso.
I gialloblù
fanno il loro ingresso sul campo del Flaminio con Bertola, Rinero,
Petrelli, Mascetti, Savoia, Batistoni, Sega, Maddè, Nuti, Tanello e Bonatti. Come
dicevamo, a guidarli è un giovane allenatore emergente, Nils Liedholm.
Per quanto
ci riguarda, la domenica precedente, le cose sono andate male in quel di Livorno:
dopo sei giornate, la nostra classifica è da considerarsi pienamente insufficiente.
Iniziamo bene con Morrone, che anticipa di testa Bertola ma la palla
sorvola di poco il montante. Andiamo però in vantaggio alla seconda occasione:
è il 12', quando Fortunato, intercettando un passaggio a metà strada tra
Petrelli e Tanello, s’invola in avanti sparando dal limite dell'area un tiro ad
effetto, un rasoterra che sorprende Bertola. Un bellissimo 1 a 0!
C’è ancora molto
tempo però. Il centrocampo del Verona è assai ben attrezzato, con Mascetti,
Bonatti e Maddè, e dopo qualche minuto, prende stabilmente il sopravvento su
quello biancoazzurro.
Di
Vincenzo salva con i
piedi su Bonatti, poi grave errore di Nuti da pochi passi. Rispondiamo con Cucchi,
il quale non è fortunato: è il 28', il suo tiro sfiora solo la traversa ma almeno
spezza il predominio degli ospiti.
Nuovo
tentativo, ancora di un ispirato Giuliano Fortunato (ritratto nella foto) verso la fine della prima frazione. Ad inizio ripresa il
Verona prova ad alzare il ritomo. La partita s'incattivisce. Al 63', Batistoni
falcia Morrone e il signor Toselli di Cormons non può fare a meno di spedirlo
negli spogliatoi.
Verona in
dieci e il Flaminio che s'infiamma! Tutti ad incitare la squadra, come a
volerla sospingere verso quel raddoppio che porrebbe fine ai timori di una
nuova beffa. Purtroppo, Morrone – assai ingenuamente – si complica la
vita, stendendo Rinero. È l'84', mancano sei minuti (più recupero), con fasi di
gioco che si preannunciano combattutissime.
Nonostante
il tepore di una magica ottobrata romana, gli attaccanti veronesi viaggiano con
le polveri bagnate. Le loro trame risultano continue ma sterili. Giusto qualche
affanno nel finale - con un paio di situazioni risolte più per la bravura dei nostri
singoli che per un reale gioco d’assieme, conquistiamo i sospirati due punti.
La classifica migliorerà, almeno in quella domenica.
Si rivelerà però
una stagione deludente, l’ennesima, disputata da una Lazio non all’altezza. Era
una Lazio di mezzo, era la Lazietta. Il Verona sarebbe stato
promosso. Il suo giovane allenatore, Nils Liedholm – nato l’otto di
ottobre del 1922 – di ventiquattr’ore più giovane del nostro indimenticabile Tommaso
Maestrelli - avrebbe iniziato a costruire il suo mito.
Era un Calcio
di mezzo, tra l’antico e il contemporaneo, era il Calcio del Sessantotto,
l’anno della contestazione studentesca.
Quel
pomeriggio di quasi sessant’anni fa cadeva – quasi superfluo sottolinearlo – di
domenica. E si giocava allo Stadio Flaminio.
Esattamente
quel che desidererebbe qualsiasi tifoso laziale dei nostri giorni. Quello che,
indipendentemente dall’attività svolta, vive costantemente con il cellulare in
mano in un mondo che sa andare solo di corsa e dove il domani già appartiene
all’oggi. Una Lazio, o meglio, una Società Sportiva Lazio, più a misura di
tifoso, con orari possibilmente in formato famiglia, adatti al ciclo
scuola-lavoro.
Ci vediamo, chi potrà, allo stadio lunedì sera, per prenderci tre punti che, per tutta una serie di motivi, già potrebbero rivelarsi fondamentali. Forza Lazio!
Ugo Pericoli