Cari fratelli Laziali,

sabato sera abbiamo assistito all’ennesimo “danno” arbitrale comminato da giudici quantomeno “frettolosi”. In quale altro modo, potremmo definire tale manifesta sudditanza psicologica che - sommata agli omissis patiti con il Milan e la Fiorentina – ci sta impedendo di trovarci in zona podio?

Anche per questo, non possiamo permetterci il lusso di sbagliare le partite casalinghe, sulla carta più favorevoli, come la prossima.

Domenica vivremo un nuovo Lazio-Genoa. Una sfida che, pur non avendo il fascino di un vero big-match, rappresenta in toto la nostra storia ultracentenaria. Perché quando sentiamo nominare il Genoa, il pensiero corre a quello scudetto che ancora ci viene negato. Sappiamo che è tardi per invitare la tifoseria ad una mobilitazione ma vorremmo che la Curva Nord ci mettesse la voce, per richiamare l’attenzione dei media, specialmente a livello nazionale, durante la telecronaca.

Tornando a noi, oggi la nostra rubrica fa un salto all’indietro, una capriola lunga un secolo. Non potrà essere un vero e proprio ricordo, dal momento che nessuno, tra gli spettatori presenti quel giorno allo stadio della “Rondinella”, è ancora in vita.

Ma respireremo quel clima, scorrendo la cronaca di quella domenica, immaginando di trovarci alla diciannovesima giornata del campionato di Serie A 1929-1930. Oggi è il 9 marzo 1930, sono le tre del pomeriggio, siamo alla Rondinella, giocheranno Lazio e Genoa.

La Lazio con Sclavi, Tognotti, Bottacini, Pardini, Furlani, Caimmi, Ziroli, Pastore, Foni, Spivach e Cevenini V.

La Lazio è allenata da Pietro Piselli, un livornese classe 1891. Curioso destino il suo, perché nel luglio del 1927 diventa l’allenatore (insieme a József Ging) della neonata asroma, appena nata dalla celebre “fusione”. La guida nelle primissime amichevoli della sua storia ma poi, verso la fine dell’estate, i giallorossi vengono affidati a William Garbutt. Piselli torna così al Livorno, allenando in terza serie, l’attuale Serie C, prima di approdare nella Lazio.

In nessuna delle sfide precedenti, la Lazio ha mai battuto il Genoa, una delle squadre più forti e antiche d’Europa.

Il Genoa, anzi, il Genova 1893, questa la denominazione ufficiale, è allenato da Renzo De Vecchi, un milanese classe 1894. La formazione appartiene alla mitologia del calcio italiano: Bacigalupo, Lombardo, Moruzzi, Barbieri I, Albertoni, Gilardoni, Puerari, Chiecchi III, Banchero, Casanova e Levratto.

Di cosa ci parlano le cronache dell’epoca? Che dirigeva la contesa il signor Caironi di Milano, che a Roma nel primo pomeriggio c’era un pallido sole e anche che il terreno di gioco, anzi, di giuoco, non era nelle condizioni ideali per disputare una partita di calcio.

Il Genova 1893 parte all’attacco e per i primi dieci minuti la Lazio deve subire la pressione. Dopodiché, i nostri iniziano ad organizzarsi. Si presenta un’occasione buona al 9’ ma otteniamo solo un corner. Subito dopo, un altro tentativo, al 10’, con Cevenini, che lanciato da Ziroli, crossa a mezza altezza un pallone, dentro l’area affollatissima, svetta Spivach, che sgusciando tra i difensori piomba sul pallone e segna al volo: 1 a 0!

Il Genova fatica. La Lazio aumenta il ritmo, ottenendo altri due corner. Sul primo, Ziroli tira al volo, alzando di pochissimo. Poi è la volta di Cevenini, che sfiora la traversa con un tiro da 20 metri.

 Al 35’, un’azione splendida: Foni centra dalla destra, Bacigalupo esce e respinge, il pallone però gli sfugge e cade tra i piedi di Cevenini, al quale basterebbe un tap-in per depositare nella porta ormai vuota. Ma Cevenini, troppo sicuro di sé, lo tocca troppo piano e Bacigalupo, mentre rientra, con un riflesso straordinario riesce a catturare la sfera, arrivandoci con un colpo di reni, un tuffo impossibile dall’interno della sua porta.

Il primo tempo si chiude con un tiro alto di poco effettuato da Spivach e con la Lazio in vantaggio di misura.

Il secondo tempo inizia subito con la Lazio all'attacco. Bacigalupo avrà l’ingrato compito di salvare il salvabile. Si esibisce in due brillanti uscite alte, per respingere altrettanti corner. Al 10’, l’unica parentesi di marca genoana, sprecata da Puerari, che non controlla il facile pallone offertogli da Levratto, concedendo a Sclavi di recuperare. Ma subito dopo, un nuovo tentativo di raddoppio laziale, un bolide di Pastore, e nuovo tuffo ad evitare il 2 a 0 biancoazzurro.

La Lazio non accenna a rallentare, Barbieri salva sul limite un colpo di testa di Cevenini. Poi, al 24’, l’ala destra laziale scende velocemente in linea, Spivach tira forte a mezza altezza, Bacigalupo in tuffo riesce a deviare la sfera ma Ziroli, che seguiva a rimorchio, mette dentro con facilità: 2 a 0!

Il Genoa è alle corde. Al 36’, il nostro terzo gol: azione molto veloce che ubriaca il centrocampo ligure, Ziroli tira fortissimo, da pochi metri; Bacigalupo riesce a deviare il pallone, alzandolo in volo proprio davanti alla porta; ma Spivach è il più lesto di tutti, lo brucia sul tempo e infila di rapina: 3 a 0!

La partita sta terminando. Il Genoa tenta di segnare almeno il gol della bandiera, raccoglie un paio di corner ma nulla di più. La partita si concluderà sul 3 a 0 per la Lazio.

Sarà la prima vittoria contro l’invincibile Genoa di quegli anni. Un Genova 1893 che – nonostante non rappresenti più lo spauracchio assoluto – si classificherà al secondo posto, a solo due lunghezze dall’Ambrosiana-Inter campione d’Italia.

Erano gli anni ruggenti del Calcio del Novecento, erano i giorni romantici e ormai sbiaditi dal tempo, di un luogo fatato, lo “stadio della Rondinella”, l’impianto sportivo costruito nel 1914 che restò in funzione fino al 1957.

La Rondinella sorgeva nell'area alberata compresa tra l'attuale curva Nord dello stadio Flaminio e il palazzetto dello Sport. Stiamo parlando dell’area dell’attuale Stadio Flaminio. Noi siamo “nati” qui.

Dopo gli anni trascorsi nelle praterie della Piazza d'Armi, il presidente della Lazio, Fortunato Ballerini, si mise alla ricerca di un vero impianto sportivo, da utilizzare per le partite casalinghe.

Il Sindaco di Roma, Ernesto Nathan, individuò i terreni ancora liberi nel quartiere Flaminio, che stava prendendo forma in quel periodo. Il 1º novembre 1914, avverrà l'inaugurazione dello stadio della Lazio, con la vittoria per 3-2 contro l'Audace.

Poi arrivò la Grande Guerra e tutte le attività sportive vennero sospese. Molti calciatori verranno arruolati, tanti ragazzi biancoazzurri partiranno per il fronte. Il campo della “Rondinella” verrà trasformato in orto di guerra per diventare fonte di cibo per la cittadinanza.

Terminato il conflitto, la Rondinella verrà ristrutturato, beneficiando di tre vagoni di materiale da costruzione donato dalla Croce Rossa Americana.

Il campo dell'impianto venne ruotato di 180° nel 1924 e verrà realizzata una tribuna coperta in legno. Riprenderà in parte i colori della Lazio, poggiando su una base di mattoni. Ai lati della tribuna, vengono creati quattro spogliatoi-atleti, la casa del custode e un grande ripostiglio.

Gli spalti si sviluppano sugli altri tre lati del campo di gioco, la capienza complessiva arriva a 15.000 posti.

Osservando la nostra foto articolo, ci sembra quasi di poter vivere l’atmosfera di quel tempo, sentire l’odore del legno delle tribune, udire lo scricchiolio dei gradini, e toccare con mano il romanticismo di quel tempo che fu. Desideriamo ringraziare per questa opera Daniele Volpicelli, un artista romano tifoso laziale che ha “dipinto” per noi questo Lazio Genoa appena rivissuto.    

Lazio-Genoa non sarà mai una partita come le altre fino a quando lo Scudetto del 1915 ci verrà negato. Continueremo a chiedere la revisione del Campionato 1914-1915 incessantemente. È un nostro diritto ma anche un preciso dovere, per dare voce a coloro i quali, sacrificandosi per la Patria, avevano ben altri pensieri che disputare l’ultima partita di calcio.

Occorre studiare i fatti e conoscere la Storia, per ricordare alle generazioni, presenti e future, che è stata la Lazio a portare lo Scudetto a Roma. Forza Lazio!

Ugo Pericoli