Cari fratelli Laziali,
puntuale come una cartella esattoriale, ritorna anche
la nostra Serie A. Avremmo apprezzato una partenza più in linea con la
situazione legata ai cambiamenti climatici a fronte della quale pensiamo che non
sarà facile per entrambe le squadre esprimere uno spettacolo di livello. Il 18
agosto faranno 30°C in quasi tutte le città italiane. Non è il massimo, né per
giocare né per andare allo stadio.
Nell’attesa di riabbracciare una Lazio tutta nuova, vi
riportiamo ad un vecchio Lazio-Venezia di quasi sessant’anni fa.
Era il 10 dicembre 1967, si giocava allo Stadio "Flaminio" la quattordicesima giornata del Campionato di Serie B 1967/68. La Lazio è allenata da Renato Gei, un bresciano che non si è mai allontanato troppo dalla sua città di origine, giocando ed allenando esclusivamente nel Nord Italia.
È arrivato a Roma carico di belle sperante, trovando una
Lazio demoralizzata dalla retrocessione patita poche settimane prima. Manda in
campo la formazione che potete vedere nella foto articolo: Cei, Zanetti,
Adorni, Ronzon, Soldo, Governato, Bagatti, Cucchi, Morrone, Gioia e Fortunato. Insieme
a lui, in panchina, il portiere di riserva Di Vincenzo.
Il Venezia è allenato da Armando Segato: Bubacco,
Tarantino, Grossi, Neri, Lenzi, Spagni, Bertogna, Penzo, Mencacci, Ragonesi e
Bellinazzi.
È la classica domenica di dicembre, fredda e piovosa. Partiamo
bene, al 2’ Fortunato e Morrone costruiscono una buona opportunità, non
raccolta da Cucchi che calcia debolmente da buona posizione. All'8' Fortunato
supera il portiere ma si porta il pallone oltre il fondo. Poco più tardi, ottimo
traversone di Morrone per Cucchi, il cui colpo di testa sfiora il montante.
Trascorrono altri due minuti e il signor Carminati di Milano non ravvisa scorrettezze su un intervento su Cucchi, atterrato in area senza troppi complimenti. Carminati concede il bis al 30’, nuovo fallo sul nostro centrocampista, ma l’arbitro ammonisce lui per simulazione.
Il "Flaminio" inizia a rumoreggiare. I mormorii
diventeranno bordate di fischi quando Lenzi stende Morrone senza incorrere in
alcuna sanzione. Il primo tempo si chiude sullo 0 a 0.
Nella ripresa ci buttiamo nuovamente in attacco e il Venezia
arretra in difesa.
Al 57', un traversone radente di Cucchi non viene
raccolto dalle punte, nell’azione successiva Governato è preceduto da una bella
uscita di Bubacco.
Al 63' sul "Flaminio" cala il gelo. Alla prima
occasione dalle parti di Cei, i neroverdi passano. Fallo di Adorni su Bertogna,
si incarica della battuta Neri. La punizione del libero è un capolavoro e per
Cei non c’è scampo.
Ci ributtiamo in avanti e in soli sei minuti raggiungiamo
il meritatissimo pareggio. Bagatti crossa in mezzo, corta respinta di Tarantino
che sbilancia il suo portiere, sul pallone vagante piomba Morrone che, con un
guizzo, la sospinge in rete.
Manca poco, stiamo ad una manciata di secondi dal
termine. È il calcio antico, gli arbitri concedono al massimo un minuto di
recupero.
Zanetti tiene in vita un pallone difficile e dalla
destra lo rimette al centro, Governato si avventa sulla sfera ad occhi chiusi,
probabilmente commettendo fallo sul suo marcatore. L’arbitro Carminati forse sente
di avere qualcosa da farsi perdonare e lascia correre, così Governato continua
nella sua azione e tocca verso Soldo, pallone a Bagatti, che è spalle alla
porta. Il nostro numero 7 si avvita su sé stesso, aggancia e spara il pallone all'angolino,
a fil di palo: è il 2 a 1 all’ultimo minuto. L’entusiasmo si impadronisce del "Flaminio", sarà una bella serata, una delle poche di un campionato molto avaro
di soddisfazioni, sia per noi che pei i lagunari.
Chiudemmo il campionato con un anonimo decimo posto,
il Venezia arrivò al quart’ultimo posto e non riuscì ad evitare la retrocessione.
Vorremmo ricordare un personaggio che ci lasciò tanti anni fa. I più anziani ricorderanno l’allenatore del Venezia Armando Segato. Poche settimane dopo questo Lazio-Venezia, durante un allenamento, Segato subisce uno scontro di gioco con un suo calciatore. Si frattura tibia e perone. L'operazione sembra riuscita, ma una volta tolto il gesso, si scopre che il tono muscolare non si riforma. La successiva diagnosi dirà che Segato è affetto dal morbo di Gehrig. È il 1968. Per la prima volta, la sclerosi amiotrofica laterale viene diagnosticata a un ex calciatore professionista. Lascia il Venezia retrocesso e passa ad allenare la Reggina. È gravemente malato ma coraggiosamente continua ad andare in panchina, finché non è costretto ad arrendersi.
Morirà il 19 febbraio 1973 all'età di 42 anni. Nel 1998, la sua prematura scomparsa sarà inserita nell'inchiesta di Raffaele Guariniello, sull'uso di sostanze dopanti nel calcio e sulla presunta connessione con lo sviluppo della malattia.
Come abbiamo visto, cari fratelli Laziali, era
veramente un altro mondo, un altro tempo, un altro modo di relazionarci con il Calcio,
pieno di romanticismi ma anche di lati oscuri.
Tornando al presente, con invidiabile senso dello humor, qualche tifoso ha ironizzato che la partita Lazio-Venezia, altro non sarà che il primo scontro diretto. Per la salvezza. Accettiamo la battuta ma rispondiamo che bisogna andare tutti allo stadio e cercare di portare a casa i primi tre punti della stagione. Forza Lazio!
Ugo Pericoli