Cari fratelli laziali,

martedì sera ci siamo veramente innervositi durante tutta la partita. Non è questa la sede adatta per protestare e per fare polemiche al termine di un Inter Lazio dove l’arbitro, in caso di dubbi, ha sempre fischiato sfavorevolmente nei nostri confronti. Speriamo piuttosto che domenica sera, i nostri sappiano reagire, trasformando la rabbia in energia e riuscire a cogliere un bel risultato in trasferta, a casa del Milan.

Detto ciò, vi riportiamo ad una lontanissima sfida con i rossoneri. Torniamo indietro fino al 1964, esattamente a domenica 9 febbraio. Andiamo a San Siro per la XX giornata del campionato, la terza del girone di ritorno.

In Inghilterra è scoppiata la Beatlemania, una passione, quella per i Beatles, che si sta diffondendo in forma endemica in tutto il mondo. Purtroppo, esattamente come accade oggi, soffiano venti di guerra. È in pieno svolgimento la guerra in Vietnam: dall’inizio dell’anno, non si sono mai interrotti i massicci bombardamenti sul Vietnam del Nord, da parte dei cacciabombardieri statunitensi. Truppe d'invasione sono sbarcate a Đà Nẵng, nel Vietnam del Sud, per presidiare la base aerea americana.

E in Italia? Anche da noi non mancano i contrasti interni, ma sul fronte sociale, è un momento di relativa tranquillità. C’è voglia di pace e di ..amore. Infatti, siamo nel pieno del cosiddetto “baby-boom”. C’è voglia di disimpegno e di allegria. Gli italiani hanno appena fatto conoscenza con una giovane cantante, poco più che una ragazzina. Sabato 1º febbraio, al Festival di Sanremo, ha infatti trionfato Gigliola Cinquetti. La sua canzone, Non ho l'età, viene canticchiata dappertutto; l’adolescente Gigliola piace tanto, incarna alla perfezione la semplicità della ragazza della porta accanto. Viviamo però in un mondo “bacchettone”: la Cinquetti, oltre a rappresentare l’innocenza, porta con sé alcune caratteristiche che la rendono simile alla protagonista del romanzo di Vladimir Nabokov. La conturbante e sensuale Lolita, la cui figura si è cristallizzata nell’immaginario degli italiani attraverso il film che Stanley Kubrick ha girato due anni prima, trasponendolo dal romanzo omonimo.

Insomma, è un’Italietta ingenua ma anche molto, molto ottimista. Da qualche anno, l’onomatopeico “boom”, ha preso piede qui da noi. Con “boom” si vuole alludere al nuovo miracolo economico italiano, al simbolo di una nazione che sta mostrando al mondo e anche a sé stessa, come ci si rialza dopo una tragedia immane, come la Seconda guerra mondiale.

Il campionato di calcio è gettonatissimo. Il calcio rappresenta lo sport nazionale, può essere infatti giocato da chiunque, anche con pochi mezzi. Le parrocchie, con i loro oratori, costituiscono delle “Academy” ante litteram. Parroci e sagrestani fungono da oculati talent scout. Gli stadi sono sempre pieni. Si va allo stadio con serenità, in qualsiasi occasione. Non esiste violenza, non se ne sente proprio il bisogno. Naturalmente, non esistono barriere e divisori, si entra allo stadio mischiati, magari aumentando un po’ il passo, per assicurarsi “li mejo posti”.

Esattamente come quella domenica mattina a Milano. Splende il sole, la temperatura è di qualche grado sopra lo zero. Il terreno è davvero pessimo, pieno di erba bruciata dal gelo.

Il Milan è stato affidato a Luis Antonio Carniglia. Un tecnico argentino all’avanguardia, ha appena portato al successo la Roma in Coppa delle Fiere e si è lasciato tentare dalle sirene meneghine. Manda in campo questa formazione, alquanto rimaneggiata: Balzarini, Noletti, Trebbi, Pelagalli, David, Lodetti, Mora, Sani, Altafini, Amarildo e Fortunato. Mancano infatti tre giocatori molto forti, Maldini, Trapattoni e Gianni Rivera.

In panchina è una sorta di derby di Bayres. Perché i nostri, li allena un argentino caliente. Molto caliente, quasi loco, e per di più terribilmente superstizioso. Si chiama Juan Carlos Lorenzo, anch’egli è considerato un avanguardista emergente. Anche la Lazio che sta per vedersela col Milan è infarcita di seconde linee. Sono indisponibili tre moschettieri come Zanetti, Governato e Rozzoni. Temiamo di sentire la mancanza del Professore. Ci si aggrappa sempre a quelli come Nello Governato, specialmente  quando si ha la consapevolezza di dover affrontare un avversario più dotato tecnicamente.     

Trotterellano verso il cerchio di centrocampo Cei, Mazzia, Garbuglia, Carosi, Pagni, Gasperi, Maraschi, Landoni, Galli, Morrone e Giacomini.

Stiamo attraversando un periodo prolungato di crisi di risultati. Nelle ultime otto domeniche, abbiamo raccolto un punto soltanto ed abbiamo incassato caterve di gol.

Di fronte abbiamo la squadra Campione d'Europa, prima in classifica anche in Campionato.

Pronti-via, Sani impegna subito Cei con un bel tiro. Poi, nel giro di un paio di minuti, si ha come la sensazione che i calciatori si siano accordati nello scambiarsi le maglie e fare uno scherzo al pubblico.   

La Lazio appare trasformata, sembra il Milan, perché scorribanda in ogni settore del campo e si divora tre gol nel giro di nove minuti. Cose dell’altro mondo!

Si arriva al 10’, Morrone scarta tre avversari e viene abbattuto da Pelagalli al momento del tiro. Rigore eclatante, che solo il signor Di Tonno non vede. La Lazio attacca ad ondate e si arriva al 24'. C’è un tiro molto forte di Giacomini, Noletti – pressato da Morrone - prova a respingerlo ma lo spinge nella propria porta. Lazio meritatamente in vantaggio! Insistiamo, e Galli per poco non raddoppia. Il Milan si rifà vivo con due tiri di Lodetti e Amarildo, agevolmente parati da Cei verso il finale di tempo.

Nella ripresa affiora la superiorità del Milan, che porta però solo ad un accademico possesso palla. Amarildo, al 50', ha una buona occasione ma spedisce alto. Reagisce la Lazio con Morrone, il quale si presenta a tu per tu con Balzarini ma viene atterrato dal portiere in uscita. Anche questa volta il rigore sembra evidente ma l'arbitro lascia proseguire, tra le proteste dei nostri. Ancora due tentativi di Altafini al 57' e Mora, al 59', ma Lorenzo, in panchina, non sembra soffrirne più di tanto. Ed infatti, per poco non raddoppiamo, al 60', con uno splendido tiro di Giacomini che lambisce il palo.

Al 68' Cei non è perfetto nell'uscita ma Altafini spedisce alto. Sarà l'ultima occasione per il Milan. Invece noi, avremo tempo per alcuni arditi contropiede: di Maraschi al 69' e al 70'; e Morrone – il migliore in campo - all'80' e all'87'.

Avremmo potuto vincere con almeno quattro gol di scarto, ma questi risultati, queste situazioni, non hanno mai fatto parte della nostra storia. Quella sera la Lazio di Lorenzo uscì dalla crisi. Con tutta la sportività che caratterizzava quei tempi, il pubblico milanista salutò l’uscita dal campo della “piccola” Lazio con un caloroso e prolungato applauso.

Come si chiuse quel campionato? Bologna e Inter dovettero “spareggiare” per aggiudicarsi il titolo di campione d’Italia, avendo concluso entrambe a 54 punti. Il Milan fu il grande deluso della stagione. Terminò staccato di tre lunghezze, a 51. Noi concludemmo le nostre fatiche nella sonnolenta tranquillità del centro-classifica, in ottava posizione, a 30 punti, sopra i nostri rivali cittadini.

La Lazio fece ritorno a Roma che era già notte. Più o meno alla stessa ora ma dall’altra parte dell’oceano, i Beatles debuttavano negli USA con una straordinaria partecipazione all’ Ed Sullivan Show, per un concerto che resterà scolpito nella memoria come uno dei più significativi eventi della storia della comunicazione.

Quanto alla partita di domenica, quale Lazio dobbiamo attenderci?

I giocatori sono abbastanza spremuti ma da situazioni come quelle di martedì sera, si esce fuori con tanta rabbia in corpo. Raramente il Milan ha perso due partite di fila. Sarebbe sbagliato non provarci, perché con l’Inter abbiamo giocato bene e, specie nel primo tempo, almeno a tratti, abbiamo addirittura dominato. Forza Lazio!

Ugo Pericoli