Mi ritorni in mente - domenica 7 febbraio 1965 - Roma,
stadio Olimpico - Lazio-Fiorentina 0-1
Cari fratelli Laziali,
per il nostro tradizionale amarcord, vi riportiamo ad un
Lazio-Fiorentina di sessant’anni fa. Esattamente, a domenica 7 febbraio ’65,
alla ventiquattresima giornata del campionato.
Umberto Mannocci non ha mai convinto del tutto, né la
Società né la tifoseria. La sua Lazio si presenta con Cei, Zanetti, Dotti,
Carosi, Pagni, Gasperi, Bartu, D'Amato, Galli, Governato e Mari.
La Fiorentina è guidata da Beppe Chiappella. La
formazione è di valore: Albertosi, Robotti, Castelletti, Pirovano, Gonfiantini,
Brizi, Hamrin, Maschio, Orlando, Bertini e Morrone.
Arriviamo alla partita provenendo dalla cocente sconfitta
del Cibali. A Catania ne abbiamo presi tre e servirebbe rifarsi
subito. Mannocci ha recuperato D'Amato
e Governato. Riceveremo la visita del Gaucho Morrone, che ha lasciato
la Lazio tra mille rimpianti. Partiamo bene, a tutto gas. Già al 1', Carosi
impegna Albertosi con una forte conclusione. D'Amato, al 3', alza la
mira di pochissimo da favorevole posizione. Carosi e Mari sospingono
i compagni all’attacco, l’impressione e che potremmo passare in vantaggio da un
momento all’altro. Invece, come spesso accade in situazioni come queste, la
Fiorentina, alla sua prima azione in avanti, riesce ad andare in gol. Morrone
ha ricevuto palla da Orlando, è fuggito velocissimo, in contropiede, lungo la
linea laterale; ha superato il terzino Zanetti, che è rovinato in terra,
e dalla linea di fondo ha effettuato un cross che ha sorvolato parecchie teste
dei nostri difensori. Bertini, appostato al centro dell'area, ha avuto tutto il
tempo per aggiustarsi il pallone e centrare la porta a colpo sicuro. Ci ributtiamo
rabbiosamente all’attacco, ma nessun pallone indirizzato verso Albertosi
risulta realmente pericoloso. Soltanto in chiusura di tempo, il portiere viola sarà
chiamato in causa, in due occasioni. La prima al 40', quando, con un tuffo
felino, interrompe un passaggio di Bartu destinato allo smarcatissimo Carosi.
Quindi al 44', quando riesce al tiro di Can Bartu (ritratto nella
foto articolo) al termine di un’azione in cui ha mandato a gambe all'aria mezza
difesa viola con uno slalom vorticoso.
Secondo tempo. A inizio ripresa ripartiamo alla
ricerca del pareggio. Gonfiantini tocca il pallone con il braccio, è in area,
ma il signor Genel di Trieste giudica involontario l'intervento dello
stopper viola. La furia laziale porta a ripetute mischie, dove i vari D'Amato,
Galli e Mari non riescono a dare il colpo decisivo. La Fiorentina
può agire in contropiede e sa essere pericolosissima. In una di queste azioni, Hamrin, al 59', al
termine di una delle sue serpentine, giunge a tu per tu con Cei. Ben ostacolato
da Dotti, lo svedese è costretto a passare lateralmente a Morrone, il
quale, con la porta spalancata, a non più di due metri, manda il pallone a lato.
Come chiamarlo, se non, “cuore di Lazio”?
Fino all'ultimo cercheremo di recuperare, inseguendo quel
pareggio che ci farebbe tanto comodo e che meriteremmo ampiamente. Ma la
fortuna oggi non è dalla nostra! A due minuti dalla fine, Can Bartu,
con un tiro fortissimo sferrato da lontano, colpisce lo spigolo superiore
dell'incrocio dei pali.
Fu una di quelle partite che potremmo definire “segnate”.
Non ci fu verso di pareggiarla e rimediammo la seconda sconfitta consecutiva. Fu
una stagione assai complicata, ci salvammo dalla retrocessione per un punto in
più rispetto al Genoa, che giunse terzultimo, con 28 punti, scendendo mestamente
in B, insieme al Messina e al Mantova, già virtualmente retrocesse con un mese
d’anticipo.
Domenica sera vorremmo vedere lo stadio Olimpico pieno, nonostante il freddo di metà inverno e un prezzo del biglietto non particolarmente “friendly”. Forza Lazio!
Ugo Pericoli