Cari fratelli Laziali,
la vittoria al "Maradona" ci aveva fatto riassaporare il
gusto per le partite di vertice. È ormai chiaro anche ai non addetti ai lavori che la nostra squadra non è in grado di spiccare il volo al momento del
definitivo decollo. Il quarto posto, mentre vi scriviamo, equivarrebbe ad un
piccolo scudetto. La squadra, infatti, non è stata progettata per arrivare in
Champions ma, al contempo, riterremmo un clamoroso flop non vincere la
Conference League.
Trofeo Intertoto, “Scarsescion” League, possiamo
appellarla come ci pare, ma resta il fatto che questa competizione è ampiamente
alla nostra portata: la sconfitta con l’AZ ci ha infastidito non poco.
Detto ciò, via di corsa verso l’amarcord di oggi. Torneremo
indietro ad una giornata bellissima. Al 19 maggio 1974, la trentesima ed ultima
giornata del campionato 1973-74, Bologna Lazio.
Nella città felsinea si respira un clima di antica e
sfarzosa gentilezza contadina: i dirigenti del Bologna e della Lazio sono tutti
in giacca e cravatta, c’è Franco Carraro, il presidente della Lega; in
tribuna, un paio di file più in basso, anche il primo assistente del C.T della
Nazionale Ferruccio Valcareggi, Azeglio Vicini. Tutto il pubblico
è in piedi, la Lazio è la squadra più amata dai tifosi neutrali, sono
due anni che gli sportivi italiani fanno il tifo per lei, perché è una
neopromossa che pratica un gioco spettacolare che qualcuno chiama “calcio
totale”. I nostri giocatori ricevono mazzi di rose e garofani rossi e una medaglia
ricordo, come si può vedere nella foto-articolo. Omaggi giungono anche ad Umberto
Lenzini e Tommaso Maestrelli. Ha brillantemente organizzato il tutto
Luciano Conti, il presidente del Bologna.
Vuoi perché la Lazio è realmente la squadra del
momento, vuoi perché il suo Bologna arriverà a Roma all’indomani (si giocherà la
Coppa Italia in finale contro il forte Palermo di Corrado
Viciani), ché il presidente Conti desidera, se non ingraziarsi, almeno
lasciare una buona impressione ai tifosi laziali accorsi in massa a Bologna.
Siamo oltre quindicimila,
nell’aria c’è profumo di scudetto e di mortadella, splende un sole estivo e il
prato è una moquette. Ci si appresta ad assistere ad un’autentica passarella
che non potrà che finire “bene” per entrambe le squadre. Cosa desiderare di
più?
Il Bologna è allenato dal Petisso Pesaola, uno
che non te la manda a dire e che – probabilmente – non sta gradendo tutte le
“carinerie” nei nostri riguardi. Schiera la formazione tipo, quella che
disputerà l’imminente finale di coppa: Buso, Roversi, Caporale, Battisodo,
Cresci, Gregori, Pecci, Roberto Vieri, Savoldi, Bulgarelli, Ghetti e Fausto Landini.
In panchina Adani, Ghetti e Mei.
Anche Tommaso Maestrelli ha quasi tutti i
neocampioni a disposizione. Mancano il vice bomber Renzo Garlaschelli, espulso
dal signor Panzino nella disfida col Foggia e il Comandante Martini, che
contro i pugliesi si è rotto un braccio. E dunque: Pulici, Petrelli, Polentes,
Wilson, Oddi, Nanni, Franzoni, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi e D'Amico. A
disposizione del maestro, Moriggi, Inselvini e Tripodi.
Dopo 30 secondi dal fischio d'inizio bombardino Nanni
va in rete ma l'arbitro annulla per fuorigioco di Chinaglia. Gol solo rinviato,
perché al 7' ci pensa il gringo Petrelli, dopo uno scambio con Franzoni,
a portarci in vantaggio. Il Bologna pareggia dopo qualche minuto con Savoldi,
che insacca alle spalle di Pulici in uscita: siamo al 19'. Al 45' Pecci
effettua un tiro al volo imparabile per Felice e il Bologna passa inaspettatamente
in vantaggio. Il primo tempo finisce 2-1 per i padroni di casa e,
contemporaneamente, si rompono le uova nel paniere di Avelino Moriggi.
Perché? Era l’epoca degli eterni numeri 12, quando il destino dei portieri di riserva era quello di non giocare mai. Si disputavano la metà delle partite di oggi e, salvo infortuni fisici, i portieri di riserva marcivano letteralmente in panchina.
Ad Avelino, Maestrelli ha promesso che giocherà almeno
un tempo. Senonché, il venerdì mattina giunge la notizia che a Bologna sarà presente
anche l’allenatore Vicini per valutare - oltre Wilson e Re Cecconi - anche
Felice Pulici. Mancano due settimane al ritiro per i Mondiali di München ’74
e la lista dei 22 è ancora in fieri. Allora Maestrelli chiede a Moriggi di
pazientare un altro po’, perché sarebbe sconveniente per Felice lasciare il
campo con due gol sul groppone sotto lo sguardo di un selezionatore della Nazionale.
Semmai - lo rassicura Tommaso - entrerà verso la fine.
Maestrelli purtroppo se ne dimenticherà. Ha la testa
solo per Giorgione: Chinaglia “soffre” per non aver ancora segnato su azione, sono
tre settimane che non gli riesce, il gol al Foggia è arrivato su rigore e Long
John ci tiene alla classifica cannonieri, ne ha fatto una scommessa con sé
stesso.
Fortunatamente Giorgio pareggia subito, al
primo pallone utile. È il 48', passaggio di Re Cecconi e
ventiquattresimo gol stagionale in campionato. Saliamo in cattedra, Nanni
potrebbe portarci in vantaggio ma il suo tiro colpisce il palo interno sorvolando
di un millimetro tutto lo specchio della porta. Poi inizia la passarella:
i giocatori puntano a non farsi male, il pubblico applaude ininterrottamente,
il signor Toselli di Cormons fischia la fine a quel punto circa cinquemila
persone entrano in campo, pacificamente, felici per il grande spettacolo cui
hanno assistito. Avelino Moriggi avrebbe meritato di partecipare a quella
festa e a noi avrebbe fatto piacere vederlo giocare. Peccato!
Sabato sera ci attende ben altro che una passarella. Non ci daranno medaglie, ne rose né garofani rossi. Dovremo combattere: il Bologna cercherà di batterci, a noi serve solo la vittoria. Forza Lazio!
Ugo Pericoli