Cari fratelli Laziali,
in attesa dell’importantissima sfida di sabato sera, vi
riportiamo ad una delle partite più antiche del cosiddetto “calcio moderno”.
C’erano già le pay-tv e gli appuntamenti con le squadre del cuore, un tempo
solo domenicali, stavano iniziando a spezzettarsi.
Era un giovedì, stadio non pienissimo, turno
infrasettimanale, la trentunesima giornata del Campionato 1996/97.
Dino Zoff dispone dell’intero organico e manda in
campo la formazione tipo: Marchegiani, Negro, Grandoni, Nesta, Chamot,
Rambaudi, Fuser, Venturin, Nedved, Casiraghi e Signori. In panchina, Orsi,
Fish, Gottardi, Marcolin, Piovanelli e Protti.
Il Napoli di Vincenzo Montefusco non può certo definirsi
uno squadrone ma la storica rivalità tra le due squadre, fa della partita una
di quelle da prendere con le molle.
Insieme al signor Farina della sezione arbitrale di Novi
Ligure, osserviamo Taglialatela, Baldini, Colonnese, Ayala, Milanese, Bordin,
Boghossian, Longo, Pecchia, Caccia e l’ex di turno, Massimiliano Esposito.
Siamo in striscia positiva da diverse domeniche ma questa
sfida non l’abbiamo approcciata nel migliore dei modi. Il Napoli inizia a
comandare il gioco fin dal primo minuto e al decimo si porta in vantaggio con
Ayala. È saltato indisturbato, nonostante la nostra difesa fosse completamente
schierata. Immobili e intimiditi, i nostri continuano a dormire, fino a quando
Milanese per poco non segna il gol del raddoppio.
Longo e Pecchia hanno issato una Maginot e a Beppe
Signori non arriva un pallone giocabile. Arriviamo mollemente al 25': c’è un
lancio di Venturin che trova Casiraghi. Gigi,
improvvisamente, effettua una doppia finta nello stretto, che disorienta sia
Baldini che Ayala. Tiro, gol!
Col passare dei minuti, sembrano aumentare le nostre
sicurezze. Che si concretizzano al 39’ nel gran tiro di Diego Fuser, che
fulmina Taglialatela per il gol del raddoppio.
Anziché cercare la spinta definitiva, nel secondo tempo la
Lazio ripiomba nella sua comfort-zone. Marchegiani, Chamot e il
giovane Nesta, non appaiono molto concentrati. Il Napoli non molla, è ripartito
con Beto e Aglietti al posto di Boghossian ed Esposito. Nel cambio i partenopei
hanno guadagnato in vivacità. Proprio il neoentrato Aglietti sbaglia il gol del
pari.
Al termine di un nostro pasticcio difensivo, un pallone
vagante perviene a Beto, che è abile a lasciarlo sfilare ma che poi cicca
goffamente a tu per tu con Marchegiani. L’errore sarebbe quasi comico ma
non ci diverte affatto, perché il liscio dell’attaccante si è trasformato in
una finta su Marchegiani, e stavolta, Beto è rapido e fortunato nel
recuperare il pallone e scagliarlo in fondo al sacco: 2 a 2.
Dalle tribune arriva qualche fischio, ma per fortuna durerà
poco. Perché dopo tre minuti, Signori allunga per Fuser, che
bissa la prodezza del primo tempo con un gol ancora più bello. Destro a
rientrare da oltre venti metri, Taglialatela si arrende ancora.
Beppe Signori, abulico e statico per circa un’ora,
appare rinfrancato. Con uno scatto bruciante, supera anche Rambaudi che lo
stava ostacolando, gran sinistro che Taglialatela mette a fatica in angolo. Sul
finire, ancora Beppe, al volo, ha l’occasione per segnare il quarto gol,
ma non era un pallone semplicissimo. Il Napoli adesso sì che ha mollato.
Giochiamo sul velluto, Gigi Casiraghi manca di un nulla la doppietta
personale, tirando troppo alto sulla traversa.
Avevamo recuperato una stagione che avevamo iniziato male mentre
una nuova qualificazione in Coppa Uefa era quasi in cassaforte. Eravamo al
quarto posto, esattamente come oggi. Solo che in quel momento, la squadra di Sergio
Cragnotti non aveva ancora vinto nulla, sebbene, nel corso dell’estate, avesse
illuso un po’ tutti, di riuscire a migliorare il secondo posto appena
conquistato, potendo contare sui gol “aggiuntivi” di un nuovo bomber come Igor
Protti, ritratto nella foto insieme a Pierluigi Casiraghi e al capocannoniere
del campionato 1995/96, ex aequo, Giuseppe Signori.
Gigi e Beppe sono stati i simboli più
rappresentativi di quella Lazio “di mezzo”.
Sembra ieri, sono passati ventott’anni. E sabato sera sarà tutta un’altra storia. Forza Lazio!
Ugo Pericoli