Cari
fratelli Laziali,
sembra che
le cose stiano procedendo per il verso giusto sia in campionato che in Europa.
Siamo sospinti da un grande pubblico. Quando la Nord chiama, la Tevere
risponde: LAZIO! Non esiste modo migliore per dare la spinta ai giocatori.
Una spinta che non mancherà nemmeno a Cremona, dove saranno presenti centinaia
di fratelli laziali.
Per il
ricordo di oggi scivoliamo indietro di quattro decenni, nel cuore degli Anni
Ottanta. Non ci dispiace riassaporare quel periodo della gioventù, vissuto
da molti di noi con il cuore ricolmo di tante speranze ed una spina, quella
della nostra amata Lazio, che andava di male in peggio, superando settimana
dopo settimana ogni ragionevole pessimismo.
Vi
riportiamo al 17 marzo 1985, alla 22° giornata del Campionato di Serie A
1984-85.
La Cremonese
non sta messa meglio di noi. Ma è una provinciale, dove si aggirano
misconosciuti dioscuri provenienti dalle serie inferiori, piccoli ex come Mauro
Meluso ma anche Gente di Lublino, come l’altissimo difensore della
nazionale polacca Władysław Żmuda. Una truppa capitanata da un giovane
saggio del calcio nostrano, Emiliano Mondonico, che quella domenica
manda in campo Borin, Garzilli, Galbagini, Żmuda, Paolinelli, Pancheri, Bonomi,
Mazzoni, Nicoletti, Bencina e Finardi. In panchina può contare su Rigamonti,
sul baby Meluso, su Montorfano, Viganò e Mei.
E noi?
Avete
presente l’espressione di Gino Bartali “gli è tutto sbagliato, l'è
tutto da rifare”?
Ebbene, non
esiste nulla di meglio per descrivere la situazione della squadra e della
Società Sportiva Lazio di quel periodo. Giorgione Chinaglia le ha
provate tutte, perfino ricorrendo alla magia e sfidando le assurde regole della
superstizione. Ha ingaggiato un mago un po’ loco ma alla fine siamo
diventati matti noi a voler andare indietro ad uno come Juan Carlos Lorenzo.
Dopo tanti naufragi, al capezzale della Lazio è stato chiamato ancora una volta
totem-Bob Lovati: tocca a lui il ruolo di direttore tecnico mentre al
mite Giancarlo Oddi quello di scendere in panchina insieme ai suoi giocatori.
Tutto è scritto, sarà una discesa dolente verso gli inferi della Serie B e
proprio per questo, ad ogni intervista, la prima parola che Giancarlo Oddi
pronuncia è “dignità”.
Con la
Cremonese è forse l’ultima chiamata, l’ultimo treno per sperare di risalire le
fermate della salvezza. Oddi lascia in panchina il suo “confratello del ‘74”, Vincenzo
D’Amico, reintegra Arcadio Spinozzi, colui il quale, mettendoci la
faccia, a J.C Lorenzo non gliele aveva mandate a dire. In campo dunque, con
Orsi, Calisti, Podavini, Spinozzi, Storgato, Manfredonia, Fonte, Torrisi,
Giordano, Laudrup e Garlini. In panchina l’ormai accantonato Cacciatori, l’intristito
Filisetti, l’inquieto Vinazzani e uno degli ultimi prodotti del nostro vivaio,
il ventenne Giancarlo Marini.
L’arbitro
Sguizzato ha dovuto fare poca strada. È arrivato da Verona nella prima
mattinata e ha avuto modo di fare quattro passi nella quiete di Cremona. In
campo però sarà diverso: si incontreranno le ultime della classe che tenteranno
con ogni mezzo di conquistare i due punti in palio.
La giornata
comincia bene perché passiamo in vantaggio alla prima occasione. C’è un fallo
laterale nella zona di centrocampo, il pallone perviene a Laudrup che crossa
dalla sinistra. È un traversone a mezza altezza, Giordano è fuori tempo ma
dietro di lui piomba Oliviero Garlini - ritratto nella foto ufficiale
scattata nel ritiro estivo di Gubbio - che piazza il colpo a fil di
traversa: 0 a 1.
Nonostante
il vantaggio, a casa, ascoltando la radio ci sentiamo straniti. Perché nonostante
la Cremonese stia facendo il possibile per subire il raddoppio, noi non ne
indoviniamo una. Giordano è l’ombra di sé stesso, in un’evanescenza a tratti
sinistra, sta dissipando il buon lavoro di Michael Laudrup. Michelino
è il più tranquillo di tutti, sa già che tornerà alla Juventus, che disputerà
la Coppa dei Campioni e quindi gioca con la serenità di chi sta per salutare la
triste compagnia. Con l’innesto di Spinozzi sembra che qualche meccanismo si
sia riaggiustato. Ma è solo un’impressione, che riguarda il primo tempo
soltanto. Nella ripresa Mondonico si ricorda che in panchina c’è anche Meluso. Oddi
potrebbe inserire D’Amico per dare più continuità al contropiede ma rinuncia ad
usare questa freccia. Meluso entra che il pareggio aleggia nell’aria, perché
abbiamo smesso di oltrepassare la linea del nostro centrocampo già da cinque
minuti. C’è un calcio d'angolo per la Cremonese. Zmuda è un nazionale polacco,
è esperto quanto basta per capire che deve salire e colpire, in qualità di
attaccante aggiunto. E proprio lui, lasciato inspiegabilmente solo nel bel
mezzo dell’area di rigore, che in mezza rovesciata beffa Orsi. A questo punto Oddi
manda in campo l’infreddolito D'Amico. La mossa tardiva non sarà sufficiente
per ritornare in vantaggio ed anzi, abbiamo l’impressione che se la Cremonese osasse,
potrebbe tentare di sorpassarci nei secondi finali.
Finirà in
parità, un 1 a 1 di una pochezza terrificante, che ci avrebbe evitato
quantomeno di arrivare ultimi in classifica. Era il maggio 1985: arrivammo
penultimi ma solo per la migliore differenza reti negli scontri diretti con i
Grigiorossi.
Erano i giorni in cui una serata come quella alla MCH Arena - lo stadio del Midtjylland - ce la saremmo letteralmente sognata. Forza Lazio!
Ugo Pericoli