Cari fratelli Laziali buon anno,

oggi vi faremo rivivere un derby d’altri tempi.

Vi riporteremo nell’epoca dei nostri nonni, esattamente a domenica 19 marzo 1961. È quasi primavera, a Roma non fa già quasi più freddo ma il cielo è coperto, grigio. E forse, è proprio il grigio, il colore migliore per raffigurare il campionato che disputammo quella stagione, malinconica e lontanissima.

La Roma di Alfredo Foni si schiera con Panetti, Fontana, Corsini, Pestrin, Losi, Giuliano, Orlando, Lojacono, Manfredini, Selmosson e Menichelli.

Ci allena nuovamente Jesse Carver, l’uomo di Liverpool. È tornato al capezzale di una Lazio che le sta provando tutte per non retrocedere in B, per la prima volta, in 60 anni di storia. Enrique Flamini non è stato esonerato e siede in panchina regolarmente. Il derby se lo giocheranno Pezzullo, Molino, Eufemi, Carradori, Napoleoni, Carosi, Franzini, Pozzan, Rozzoni, Morrone e Prini.

È la XXIV giornata del Campionato di Serie A 1960/61 e sono accorse oltre 65.000 persone. Possiamo facilmente immaginare come avranno vissuto la settimana pre-derby i nostri tifosi: la Roma è quarta e ha ben 18 punti di vantaggio su di noi, che siamo ultimi in classifica.

Lo stadio è al 95% giallorosso, solo qualche bandierina biancoazzurra sventola orgogliosamente in Curva Nord. La Roma parte immediatamente all’attacco ma al 4', Alfredo Napoleoni, un ventitreenne che Jesse Carver ha deciso di far esordire proprio nel derby, lancia sé stesso in contropiede, un coast-to-coast inatteso e fulmineo, interrotto dal puntuale - e sempre corretto - Giacomo Losi.

La Lazio, indicata alla vigilia come vittima sacrificale, non si riconosce nella parte. Anzi! Rozzoni tenta di segnare per due volte, tirando prima di piede e poi di testa; poi, al 10' - Morrone sfiora la traversa con un bel tiro da fuori. Lo stadio continua a spingere e la Roma torna a farsi pericolosa con una serie di calci di punizioni, assegnati dal signor De Marchi di Pordenone. Terminano fuori i tiri di Manfredini e di Giuliano. Poi, al 16', Lojacono mette in mezzo un pallone sul quale Molino respinge troppo corto, sui piedi di Giuliano, il quale effettua un rasoterra su cui Pezzullo non può far nulla. 1-0 per i romanisti. Lo stadio intona "serie B, serie B". Ragazzi, che brutto momento che avranno passato i nostri nonni Laziali presenti allo stadio quella domenica! 

Passano i minuti, timidamente proviamo a rimettere la testa fuori dall’acqua. C’è una punizione a nostro favore ma siamo distanti, a metà campo. Carradori la batte a sorpresa e con un guizzo a 100 Km/h, Rozzoni si ritrova da solo davanti a Panetti: una botta che quasi buca la rete e che vale l’uno pari! La Roma e il suo pubblico continuano a intonare “serie B, serie B”, mentre Morrone si fa largo sulla sinistra, stringe al centro e scarica una pezza su cui Panetti si rifugia in angolo. Sul corner, si presenta ancora il Gaucho: il suo è un cross ad effetto, quasi un tiro; la palla prima rimbalza sull’erba e poi prende velocità. È carica di potenza e di veleno, e quando Rozzoni la tocca, di testa, impallina per la seconda volta la rete di Panetti. Siamo incredibilmente passati in vantaggio e l’Olimpico giallorosso è annichilito.

Dopo due minuti, Franzini sfiora il tris, con uno spiovente che costringe Panetti ad un grande colpo di reni, salvando la propria porta con un bel tuffo all'indietro.

Solo al 31', la Roma, che ha sottovalutato la voglia della Lazio, effettua il suo secondo tiro in porta. Una punizione di Lojacono, il quale tira forte ma fuori bersaglio. Al 35’, Carosi chiude un triangolo con Rozzoni e calcia a rete mancando il bersaglio di un soffio. Negli ultimi dieci minuti del tempo, la Roma riprende il pallino del gioco. Punizione di Giuliano sulla barriera, Lojacono ribatte ma Pezzullo è attento, bloccando in presa alta. Allo scadere del primo tempo, elegantissimo slalom di Selmosson, ma il suo tiro si spegne alto sulla traversa.

Secondo tempo.

Lazio tutta a protezione del vantaggio, Roma tutta protesa in avanti. Pezzullo blocca un tentativo di Corsini, poi una sassata di Giuliano si perde sul fondo. Al 53', al termine di un’azione infinita, Fontana impegna severamente Pezzullo. Manfredini coglie l'esterno della rete e Menichelli effettua una bella girata ma Pezzullo appare insuperabile.

Finalmente, al 60', rompiamo l'assedio e per poco ci mangiamo il terzo gol. Franzini crossa al centro, Rozzoni anticipa Panetti, pallone che arriva tra i piedi di Pozzan che si divora il gol a porta vuota.

Seguirà una bella azione di Franzini, con tiro fuori da favorevole posizione. Siamo stanchi, la Roma serra i tempi. Napoleoni si supera, precedendo prima l’esperto Lojacono e poi Manfredini, ben imbeccato da Selmosson.

Un minuto dopo, nuova punizione per i piedi di Lojacono: Pezzullo è ancora bravissimo nel toglier il pallone dalla testa di Orlando ma la palla entra ugualmente in porta. Lo stadio urla ed esulta, pensando di aver pareggiato: la palla è sì finita in rete, ma il nostro portiere è stato platealmente caricato dall'attaccante. Il signor De Marchi annulla subito il gol, tra le contestazioni piagnucolose dei romanisti presenti quel giorno allo stadio, i quali, esattamente come accade oggi, “nun ce vonno sta’ “.

Ma non è ancora finita, magari! C’è da resistere, con le unghie e con i denti. Ancora due punizioni, sempre affidate a Lojacono: la prima termina alta, la seconda è inchiodata a terra dall’eroico Pezzullo. Rozzoni segna il terzo gol, ma anche questo viene giustamente annullato dall’arbitro, per un evidente fuorigioco. Mancano venti, interminabili minuti.

La Roma tenta l'assalto finale al Fort Alamo biancoazzurro.

Ci proveranno un po' tutti, da Giuliano, a Menichelli, fino all’inesauribile e generoso Lojacono, ma la mira risulterà sempre imperfetta. Al 78', una mischia furiosa è risolta da un intervento gladiatorio di Pozzan. Un diagonale di Menichelli e un tiro di Rozzoni saranno le ultime emozioni di un Derby che vide una Lazio composta da undici David Crockett sovvertire il pronostico che la indicava sconfitta in partenza.

Vincemmo un grande Derby.

Lo stadio si svuotò velocemente, mentre Jesse Carver (ritratto nella rara foto estratta dal sito del Coventry City F.C. insieme a Vivolo e Muccinelli che furono con lui nella Lazio 1956-57) ed Enrique Flamini si strinsero la mano con fare soddisfatto, a bordo campo: “Very well done”, un gesto semplice, un modo di festeggiare misurato, sobrio, distante anni luce dalle starnazzanti esternazioni di certi allenatori del terzo millennio. Pensiamo che i pochi fratelli Laziali presenti all’Olimpico quel giorno, non avranno mai dimenticato quell’impresa. Li abbracciamo idealmente e gli dedichiamo quest’articolo.

Al termine del campionato arrivammo ultimi e venimmo retrocessi, insieme al Bari e al Napoli. Staccatissimi dalla penultima, il Napoli, di ben 7 punti. Fu il nostro peggior campionato di sempre e retrocedemmo in B per la prima volta.

Solo 18 punti conquistati nelle 34 partite, 5 vittorie (tra cui quella nel derby appena rivissuto), 8 pareggi e 21 sconfitte. 30 le reti segnate e 63 quelle subite.

Ricordiamoci che - anche se siamo quarti in classifica e abbiamo vinto più titoli dei cugini - loro sono di più, in città, sui giornali, alle televisioni.

E quindi, cari fratelli Laziali, domenica “ricordatevi di Alamo”. Buon anno e forza Lazio!

Ugo Pericoli