Cari
fratelli Laziali,
proviamo a
dimenticarci di Parma tuffandoci in un Napoli-Lazio dai toni romanzeschi.
Torniamo
indietro al ’76, esattamente alla XXIII giornata del campionato Serie A.
È domenica
28 marzo e andiamo a Napoli. Sono ormai tre anni che le sfide del San Paolo
vengono affrontate dalle squadre con il coltello tra i denti. Come un derby,
più di un derby. Vecchie ruggini, piccole questioni di spogliatoio, o di campo,
che potevano essere risolte con una stretta di mano, sembra siano essere diventate
insormontabili.
Nessun
giocatore del Napoli, per quanto “acciaccato”, rinuncerebbe mai alla sua maglia
da titolare in una partita contro la Lazio. Ecco dunque apparire dallo scalone del
sotterraneo la formazione di Vinicio: Carmignani, La Palma, Orlandini,
Burgnich, Vavassori, Esposito, Massa, Juliano, Savoldi, Boccolini e Braglia.
E noi? Con le
cessioni di Oddi, Frustalupi e Nanni, la Lazio sembra aver
perduto sé stessa. Tommaso Maestrelli sembra stia un po’ meglio, per
quanto riguarda il suo problema di salute. Non così la sua formazione, ricolma
di defezioni illustri, da Petrelli a Martini, passando per Garlaschelli
e Re Cecconi. Tom si avvia lentamente verso la panchina degli
ospiti, volgendo il suo sguardo paterno verso Manfredonia e Di Chiara,
due difensori della Primavera, convocati in tutta urgenza a metà settimana, per
completare la rosa della prima squadra. Nel mezzo di una bolgia infernale,
sfilano i nostri, Pulici, Ammoniaci, Borgo, Wilson, Polentes, Brignani,
Giordano, Agostinelli, Chinaglia, D'Amico e Badiani.
Lo stadio è
pieno. Che emozione per gli altri Primavera, i giovanissimi Borgo, Agostinelli
e Giordano, nel trovarsi di fronte quasi ottantamila persone! La
partita inizia benissimo per noi, soprattutto per Giordano, che sembra
non avvertire particolare emozione. Con una sfrontatezza tutta trasteverina, si
lancia in un doppio dribbling, per poi sfornare un tiro che, terminando fuori
di poco, ha silenziato i tifosi di casa.
Il Napoli risponde
con uno sterile dominio territoriale, fatto di traversoni e qualche cross, che non
impensieriscono Pulici. A parte uno, effettuato da Braglia, che trova la
testa di Savoldi, il quale, anticipando Baffo Polentes, indirizza
pericolosamente di poco sopra la traversa. Al 7', il signor Lonardon di Siena
concede una punizione dal limite, per un fallo di Borgo su Massa. Massa
è un ex che non ha troppe nostalgie per Tor di Quinto. Della punizione s’incarica
Juliano, che appoggia a Boccolini, il quale lascia partire una gran botta da
distanza ravvicinata; Pulici la tocca quel tanto che basta per deviarla
sull'incrocio dei pali e salvare il risultato.
Rientriamo
negli spogliatoi abbastanza rinfrancati. Il secondo tempo inizia bene così come
era iniziato il primo. Stavolta è D’Amico a partire dalla metà campo; Vincenzo
si beve due difensori ma poi tira troppi debolmente e Carmignani para.
Cinque
minuti dopo, La Palma scende lungo la fascia, passa a Braglia che si divora il
gol del vantaggio.
Al 56' è
ancora Braglia ad avere una buona occasione ma, ben controllato da Ammoniaci,
prima tenta una piroetta, e poi, invece di tirare, si perde davanti a Pulici
che gli sfila il pallone con facilità.
Il Napoli si
fa ancora più determinato e la sua pressione diventa arrembante, come si evince
dalla foto articolo. Osservandola, si direbbe che sia il caschetto biondo di Andrea
Agostinelli a rubare la scena. È quasi il “fermo immagine” della partita,
che vede la nostra squadra ormai spezzata in due tronconi, in avanti i due
centravanti e Vincenzino, e poi gli altri sette, dai centrocampisti ai terzini,
arroccati indietro a presidiare l’area di Felice.
Al 62' potremmo
di nuovo far girare il vento dalla nostra parte. Giordano aggancia alla
perfezione il lancio di Chinaglia e avanza di qualche metro; mentre il
San Paolo è ormai rassegnato al peggio, Brunetto spara incredibilmente
alto oltre la traversa. Al 70' un altro brivido, sempre procurato da Giordano,
ma stavolta a noi e non ai Partenopei. Lui sta rinculando in difesa, nella foga
di spazzare l’area dall’assedio, per poco non causa un autogol. Sul successivo
angolo, è Polentes a salvare alla disperata su Savoldi. Nell’occasione, Baffo
Polentes ha giocato d’esperienza e i partenopei reclamano il rigore.
Al 76', è la
volta di Juliano ad impegnare Pulici. Felice si è supera, perché
il tiro di Totonno ha incocciato nelle gambe di Ammoniaci ed ha assunto
una traiettoria beffarda. Sarà la parata
più difficile della giornata.
Pensiamo di
avercela fatta, di poter tornare a Roma con quel punticino che tanto gioverebbe
alla nostra asfittica classica. E invece, quando ormai tutto lascia presagire un
lieto pareggio, arriva la beffa. Proprio con Massa, che attinge alle ultime
forze residue per emergere da un groviglio di gambe e battere imparabilmente Pulici,
il migliore tra i 22 in campo.
Ci crolla il mondo addosso. Vorremmo mettere palla al centro e spaccare tutto ma siamo ormai allo scadere. Era una Lazio eroica ma era anche l’epoca in cui gli arbitri concedevano al massimo uno, due minuti di recupero. Quel giorno, vedemmo la B da distanza molto ravvicinata. Rieccoci, Napoli! Con te, non è mai solo una partita. È un romanzo. Forza Lazio!
Ugo Pericoli