Cari fratelli Laziali,
siamo secondi in classifica. Facciamo la conta di
quanti avevano pronosticato un risultato del genere prima della sosta mondiale.
Noi non eravamo tra questi e vogliamo riconoscerlo pubblicamente. Crediamo sia
opportuno sottolineare la qualità del lavoro svolto dalla Società Sportiva
Lazio in sede di pianificazione, con l’augurio che la squadra possa migliorarsi
ancora, da gennaio in poi. Peccato per l’Europa League.
Per l’ultima partita del 2022 torniamo indietro di
trent’anni, esattamente al 29 marzo 1992, quando per la 26°a giornata del
Campionato andiamo a Torino per far visita alla Juventus.
Una Juventus tornata all’antico per quanto riguarda la
panchina, sulla quale è tornato a sedersi Giovanni Trapattoni. Questa la
sua Juve: Tacconi, Reuter, De Agostini, Conte Carrera, Julio Cesar, Alessio,
Galia, Schillaci, Roberto Baggio e Casiraghi. Sulla panchina c’è spazio per
tantissima Lazio, passata e futura: Peruzzi, Di Canio, Luppi e Ragagnin.
È la terza volta che Dino Zoff torna a Torino da
avversario contro la squadra di cui fu un monumento. Allena una Lazio sospesa
tra presente e futuro, una società che non vuole più far parte della piccola
borghesia pallonara ma aspira ad entrare nell’aristocrazia del calcio. La mano
di Sergio Cragnotti si intravede appena e la formazione è così-così: Fiori,
Bergodi, Sergio, Pin, Gregucci, Soldà, Neri, Bacci, Riedle, Sclosa e Sosa. In
panchina siedono Orsi, Melchiori, Vertova, Verga e Stroppa.
La Juventus deve provare a raggiungere il Milan capolista mentre noi siamo in lotta per un posto in Coppa Uefa; sono 15 anni che non disputiamo competizioni europee. Manca un mese e mezzo alla fine del campionato e dunque saliamo a Torino speranzosi di conquistare il punto del pari nonostante l’assenza pesante di Thomas Doll. Il primo tempo è noioso, con poche occasioni, ad eccezione dell’episodio del 33° minuto: De Agostini libera Alessio che si divora il gol a due passi da Fiori. Bravo Valerio ad opporsi col corpo. Nel secondo tempo la partita si anima e la Juventus inizia a premere seriamente sull’acceleratore: è il 7’ quando Totò Schillaci cincischia troppo su un pallone facilissimo consentendo un recupero insperato a Bergodi. Trapattoni le sta tentando tutte ma la manovra dei suoi è lenta e prevedibile. Non gli rimane che tentare la carta dell’ex gettando nella mischia Paolo Di Canio.
Ve l’immaginate uno come Paoletto segnare alla sua Lazio? Siamo al 6' del secondo tempo, Di Canio è entrato al posto di Antonio Conte, rientrato a testa bassa verso gli spogliatoi. Paolo effettua un dribbling in area, poi un altro ancora. Quando dovrebbe calciare a rete, al posto del tiro effettua una piroetta superflua, consentendo a Gregucci di liberare ancora. Al 76’ Pin avvia una nuova azione, scambio rapido con Neri che vede Riedle in bella posizione rispetto al suo marcatore, il brasiliano Julio Cesar. Questi allunga il piedone proprio al limite dell’area facendoci gridare al rigore. Anche per il giovane arbitro Pierluigi Collina il fallo c’è stato, ma qualche centimetro fuori. Si arriva all’80’: Fiori arpiona da sotto il sette un “quasi-gol” di Baggio su calcio di punizione dal limite proprio mentre da Roma arriva la notizia che Rizzitelli ha segnato il gol del pareggio romanista col Milan. Il Delle Alpi si scuote e la Juventus inizia a spingere con maggior determinazione. Zoff chiama a raccolta i suoi: saranno otto minuti ad alta tensione.
Il divin Codino ci prova ogni volta ma è
francobollato implacabilmente da Bacci, il vero jolly della formazione laziale
nonché “pupillo” di Zoff. Proprio da un suo break nasce un rovesciamento di
fronte, il pallone giunge a Sosa che viene trattenuto irregolarmente da Carrera.
Punizione battura dallo stesso Sosa, una rasoiata su cui si avventa Riedle che scaglia
una freccia al volo, Tacconi prova ad allungare il braccio neanche fosse
Tiramolla ma il pallone è in fondo al sacco: Kalle Riedle, ritratto nella foto, ha segnato
un gran bel gol e siamo incredibilmente in vantaggio a una manciata di minuti
dalla fine.
Mentre pregustiamo la vittoria contro una grande del
calcio, su un pallone abbastanza innocuo tutta la Lazio è colpevolmente
rilassata. Solo Valerio Fiori, che ha disputato
una delle migliori partite con la maglia della Lazio, appare concentrato e
reattivo. Siamo al 90’, un numero che significava molto al tempo in cui le
partite non superavano, in media, cento secondi di recupero. C’è un cross teso
proveniente dalla sinistra che sorvola l’intera area piccola, sembrerebbe non
giocabile ma Totò Schillaci riesce ad arpionare il pallone e ad indirizzarlo
all’angolo opposto della nostra porta. Finirà 1 a 1, un’occasione perduta, una
vittoria gettata alle ortiche, la svolta mancata di un campionato che
concluderemo ancora nel limbo del centro-classifica, un decimo posto anonimo
con più ombre che luci.
In questi tre mesi abbiamo fatto uno splendido
percorso. Sarebbe bello, domenica sera, ritrovarci ancora al secondo posto.
Non ci resta che augurare buon divertimento a chi seguirà i Mondiali di Calcio. Arrivederci a gennaio 2023, auguri a tutti! Forza Lazio!
Ugo Pericoli