Cari fratelli Laziali,

inutile girarci attorno. La Lazio di Udine ci ha malinconicamente ricordato quella della seconda parte della gestione-Sarri: fragile, indisponente. Assolutamente asfittica: avremmo anche potuto giocare per tre giorni di fila senza ribaltare un canovaccio che è parso scritto sin dai primi minuti. C’è però l’occasione per il riscatto: arriva un Milan arrabbiato ma zeppo di problemi, con 4 gol incassati in 2 gare, un misero punto in classifica e la sensazione palpabile di essere un cantiere aperto. Forse più di noi…

Questa volta per il nostro tradizionale amarcord, vi riportiamo al 14 marzo 1993, all’anno I dell’era cragnottiana, quando per la XXIII giornata del Campionato di Serie A 1992-1993, Zoff e Capello incrociarono nuovamente le spade per il match di ritorno.

La Lazio si schiera con Orsi, Bacci, Favalli, Sclosa, Bergodi, Cravero, Fuser, Doll, Winter, Gascoigne e Signori. In panchina Fiori, Ballanti, Marcolin, Neri e Stroppa.

E il Milan? Beh, il Milan l’è un gran Milan: Rossi, Gambaro, Maldini, Albertini, Costacurta, Baresi, Lentini, Eranio, Papin, Boban e Massaro. Le riserve sono Cudicini, De Napoli, Nava, Evani e Simone.

Siamo circa in settantamila all’Olimpico, inclusi più di diecimila rossoneri de Roma, collocati nei settori Curva e Tevere Sud.

Lazio balbettante, come sempre, in difesa ma guizzante in attacco, dove Signori prova a portarci in vantaggio dopo appena cento secondi, ma il suo sinistro al volo si spegne sul fondo.  Decisamente più fortunato Papin, che all'8' scarica un destro di collo pieno, forte e spettacolare, che non lascia scampo a Orsi. Ancora Beppe-gol, molto ben supportato da un Gascoigne che sembra decisamente in giornata, mette alla prova i guantoni di Rossi. È una supremazia territoriale, pensiamo di poter pareggiare da un momento all’altro. Finché Orsi e Winter non fanno la frittata. È il 37': c’è un lancio di Boban, Massaro sta ostacolando irregolarmente Winter, il signor Boggi non se n’è accorto. Di fatto, gli ha impedito di svettare e liberare di testa. Winter è stato trattenuto verso il suolo e atterrato com’è, ha potuto solo strusciare la sfera, toccandola quel tanto che basta per farla ballonzolare in porta. Orsi è preso in controtempo, è già proteso in uscita e non gli riesce il riflesso migliore; raccoglierà in fondo al sacco un pallone veramente beffardo.

I settantamila dell’Olimpico sono ammutoliti. Per il Milan, un tiro e mezzo, due gol.

Signori suona la carica, pallone a Bacci che s’invola sulla destra, tra la Tevere e la Curva Nord, cross in mezzo all’area sul quale irrompe Gascoigne, che accorcia le distanze. In 30 secondi, dopo il raddoppio milanista, Gascoigne (ritratto, nella nostra foto-articolo, ostacolato da Boban) ha raddrizzato la partita. Capello impreca e se la prende soprattutto con Maldini e Costacurta, letteralmente imbambolati nell’occasione, convinti che Gazza fosse in off-side.

Rientriamo negli spogliatoi abbozzando un mezzo sorriso. Nel secondo tempo sale in cattedra Gascoigne; a tratti diventerà imprendibile. Palla al piede, si esibisce in dribbling a ripetizione e rapidi smistamenti verso i compagni smarcati. Doll e Fuser però, non stanno vivendo la loro giornata migliore, Signori è l’unico che appare in grado di dialogare con Gascoigne, il quale si ritaglia altri due slalom, arginati a fatica dai difensori rossoneri.

Non manca molto alla fine, Winter abbandona la linea di difesa e sale in attacco, posizionandosi come centrocampista aggiunto. La Lazio cambia ritmo: Rossi, al 34' salva la sua porta da un diagonale di Signori. Purtroppo, sarà proprio Signori a mandare fuori-tempo Bergodi, sfilandogli dalla testa il pallone del possibile pareggio. Mancano cinque minuti, c’è una bella azione sulla sinistra, tra Tevere e Curva Sud, Stroppa, da poco subentrato a Sclosa, effettua un cross millimetrico per Bergodi, un altro che in attacco ha definitivamente piantato le tende. Il Milan appare stanco e scoordinato, sul cross di Stroppa, Cristiano si allunga di testa, regalandoci il 2 a 2 finale.

Non fu una Lazio perfetta, con una difesa a tratti inguardabile, e un reparto d’attacco infarcito di talenti. Era una Lazio in costruendo, esattamente come lo è questa di Baroni. Andiamo tutti allo stadio - e commuoviamoci ricordando Sven - e accompagniamo con fiducia i nostri giocatori. Forza Lazio!

Ugo Pericoli