Cari fratelli Laziali,
il nostro campionato ricomincia a Venezia. La Juventus
ci ha raggiunto in classifica dopo un lungo inseguimento, iniziato a dicembre. Sappiamo
di aver perso qualche colpo. Siamo attesi dalla partita secca con l’Inter in
Coppa Italia e si prospetta al nostro orizzonte uno sfiancante Derby in Europa
League. Sono considerazioni che vogliamo
fare a voce alta, anche per spiegare a noi stessi, come l’imminente sfida col
Venezia sia da annoverare tra le cosiddette partite “facili”.
Va detto altresì che le rare volte che siamo andati in
laguna, non è stata affatto una scampagnata. Anzi.
Oggi vi riportiamo al 1966, esattamente al 20 novembre
di quell’anno. Era la nona giornata del Campionato di Serie A. Arriviamo in una città
ancora devastata dall'alluvione del 4 novembre. Il piccolo Penzo è pienissimo e
trabocca d’entusiasmo, nonostante tutto. Ottomila tifosi veneziani salutano
l’ingresso della loro squadra, ancora a caccia della prima vittoria in campionato:
Vincenzi, Tarantino, Mancin, Grassi, Rizzato, Spagni, Bertogna, Benitez,
Manfredini, Mazzola e Mencacci. Li allena il giovane allenatore vicentino Armando
Segato. La Lazio è invece stata affidata a Maino Neri, un carpigiano
classe ’24. Da pochi giorni è subentrato a Umberto Mannocci, che nei
primi sette turni di campionato ha racimolato solo 4 punti.
È dunque una Lazio in grande difficoltà quella che
scende in campo accompagnata da un nutrito seguito. Ci sono circa mille tifosi
biancazzurri ad incoraggiare Cei, Zanetti, Castelletti, Anzuini, Pagni, Carosi,
Burlando, D'Amato, Morrone, Mari e Bagatti.
Nella Lazio gioca uno straniero.
Si chiama Juan Carlos Morrone. Ha venticinque anni, viene da Buenos
Aires. La Lazio l’ha pescato nell’Atlético Platense, una società che milita
nella Segunda División, la nostra Serie B. A Roma, la stampa e i tifosi lo
chiamano Giancarlo. È un buon giocatore questo giovane argentino, la
Lazio farà bene a tenerselo stretto. Per gli “stranieri” che militano nel nostro
campionato, non è infatti un bel momento. Dovete sapere che, solo quattro mesi
prima, si sono disputati in Inghilterra i Mondiali di calcio. La Nazionale
italiana ha conosciuto la più umiliante débâcle della sua storia. I fatti risalgono
al 19 luglio, quando il caporale dell’esercito nordcoreano Pak Doo-ik, porta in
vantaggio la sua squadra. È un tiepido pomeriggio inglese all’ Ayresome Park
di Middlesbrough e si sta disputando Corea del Nord - Italia. La
quotatissima Nazionale azzurra, che i bookmakers davano come possibile pretendente
al titolo, non riuscirà a pareggiare e viene così eliminata dal torneo. La
stampa, soprattutto quella estera, si scatena, evidenziando come l’Italia sia
stata la prima nazionale, tra quelle europee e sudamericane, ad essere stata
eliminata da una compagine del continente asiatico.
L’inattesa e scottante eliminazione per mano della
modesta Corea del Nord genera un’istintiva rivoluzione nel nostro sistema calcio.
Con l'intento di agevolare la crescita di una nuova generazione di giocatori
nazionali, la Federcalcio arriva ad una decisione drastica: immediato blocco degli
ingaggi di calciatori stranieri. Solo i calciatori che già militano da noi,
come appunto Giancarlo Morrone, potranno continuare a calcare i campi
della nostra penisola.
Neri ha disegnato una
squadra più accorta, lanciando nel ruolo di libero il giovane Anzuini.
L'incontro si mette subito bene, al primo affondo passiamo in vantaggio. Proprio
Morrone, sulla tre quarti, supera un avversario e appoggia su D'Amato.
Questi salta Rizzato e da destra crossa per Bagatti, che prima stoppa
col sinistro, eludendo Mancin, poi fa partire una legnata. Il pallone colpisce
la parte interna della traversa e termina in rete. Fanno festa i mille
laziali giunti da Roma con un treno speciale delle Ferrovie dello Stato. È
stata una bella azione e un grande goal. I lagunari accusano il colpo, potremmo
raddoppiare già due minuti dopo con D'Amato, il cui tiro si stampa
all'incrocio dei pali.
Il Venezia, nel frattempo, si è riorganizzato. Nello
spazio di un minuto impegna due volte Cei, che interviene prima su
Manfredini e poi inchioda sulla linea di porta un colpo di testa di Mencacci.
Al 27', c’è un calcio di rigore per il Venezia, assegnato dal Signor Sergio
Gonella, per uno sgambetto di Anzuini su Ferruccio Mazzola. Prende
una breve rincorsa Manfredini ma il suo tiro termina altissimo, oltre la porta
di Cei.
Lo sventato pericolo ci ricarica e nei minuti finali
del tempo costruiamo ben tre occasioni. Triangolo D'Amato - Mari – Bagatti,
che arriva con un attimo di ritardo per la battuta decisiva. Lo stesso Bagatti
calcia a fil di montante al 36' e allo scadere, D'Amato è protagonista
di una splendida serpentina che lascia sul posto Rizzato e Grassi: il
pallonetto finale accarezza l'incrocio dei pali.
Rientriamo negli spogliatoi meritatamente in vantaggio.
Alla ripresa del gioco esce fuori il Venezia. Il giovanissimo Ferruccio Mazzola
fa ammattire Carosi, il quale non sa più a quale santo votarsi per
contenerlo. Benitez ha preso le misure a Burlando. Cei rimedia,
in tuffo, l’ennesimo tentativo di Mazzola. La nostra difesa vacilla vistosamente.
Ci aggrappiamo al contropiede: al 70', con Morrone, che però tira in
bocca al portiere; e al 73', quando D'Amato è preceduto in extremis da Vincenzi.
All' 82', Zanetti sbuccia il pallone mettendo fuori causa Anzuini che gli è posizionato alle spalle. Manfredini può così partire indisturbato verso la porta di Cei, che è uscito benissimo, costringendo l’avversario ad angolare quel tanto che basta a far terminare a lato di pochissimo. Quando pensiamo di aver conquistato due punti d’oro, a tre minuti dal termine il sogno di tornare a casa con l'intera posta svanisce. Traversone di Bertogna, interviene Burlando - rientrato a dar manforte ai suoi - ma indugia troppo sul da farsi; Mencacci gli strappa via il pallone e lo indirizza in profondità. Anzuini non ci arriva e Mazzola si ritrova solo al cospetto di Cei e lo supera, con un preciso rasoterra. Una vittoria gettata alle ortiche, una delle tante occasioni mancate nel corso del campionato 1966-67. Retrocedemmo mestamente, per un solo punto di distacco dal Brescia, salvo a 28 punti. Arrivammo quartultimi, con i nostri miseri 27 punti, precedendo soltanto gli staccatissimi Foggia, Venezia e Lecco. Ci attendono tre mesi e mezzo di fuoco. Sabato è vietato sbagliare.
Forza Lazio!
Ugo Pericoli