Cari
fratelli Laziali,
domenica,
tutti noi, al termine della partita dell’ora di pranzo, abbiamo provato una
duplice brutta sensazione. Oltre al senso di frustrazione, derivante dal
sentirci defraudati per un rigore maldestramente inventato in sede Var, la
convinzione – molto più grave e profonda, che tutto sia stabilito a tavolino,
non nel nome dello Sport, della superiorità tecnica e della capacità
manageriale, intesa come sapienza nel costruire una squadra, ma nella
veicolazione e distribuzione dei ricavi economici che devono essere
obbligatoriamente proporzionali agli investimenti fatti.
La
sensazione di assistere ad un ballo in maschera più che a una partita di
calcio, ad una commedia su una grande abbuffata, dove i commensali si
dividono le portate del banchetto in proporzione a quanto conferito al desco,
ed anche, perché no? - alle aderenze politiche.
Perché quel
rigore a tempo scaduto è stata una comica, un mistero buffo, che non può
non aver indotto una smorfia di vergogna perfino sul volto degli addetti al
Var.
Per noi,
vecchi tifosi dalle barbe imbiancate, è stata comunque una bella Lazio. Una
Lazio fragile ma romantica e coraggiosa, lo specchio riflesso di un puro di
spirito, come mister Marco Baroni.
Per
l’imminente Torino-Lazio, vi proponiamo un amarcord di un match del Calcio
antico, in cui, a vincere, era sempre e comunque il migliore.
Vi
riportiamo al 12 settembre ’65, alla II giornata del Campionato di Serie A
1965/66.
Il Toro è
allenato da Nereo Rocco, alla sua terza stagione con i Granata: Vieri,
Poletti, Fossati, Puia, Rosato, Bolchi, Meroni, Ferrini, Orlando, Moschino e
Simoni.
Il livornese
Umberto Mannocci è al suo secondo campionato con il nostro Sodalizio.
Questa la formazione della Lazio: Cei, Zanetti, Vitali, Carosi, Pagni, Dotti,
Renna, Bartu, D'Amato, Governato e Ciccolo.
C’è attesa
per la partita, anche se il Comunale presenta larghi vuoti: il Torino è reduce
da un faticoso pomeriggio a Marassi, un pari con la Sampdoria che ha lasciato
molti dubbi. La Lazio cerca invece conferme, dopo lo 0-0 del debutto
all'Olimpico con il Milan.
Il Torino ha
chiuso il Campionato precedente con un ottimo terzo posto. In estate ha
acquistato Alberto Orlando, un romano de’ Roma capocannoniere con la
Fiorentina nel campionato dell’anno prima.
Il primo
tempo inizia all’insegna della sfortuna per il Toro, al 3' s’infortuna Ferrini,
il quale cade malamente a terra dopo un contrasto con Carosi.
Il granata
rimane in campo vistosamente zoppicante, il suo apporto si rivelerà minimo. Al
6’, Dotti atterra Orlando proprio all'ingresso in area, il signor
Carminati di Milano assegna solo un calcio di punizione dal limite, che
indispettisce i tifosi torinisti, che già gridavano al rigore.
Meroni
sbaglia trovandosi a tu per tu con Cei. Poi Orlando spreca una facile
occasione, deviando troppo alto, di testa. Al quarto d'ora, finalmente si vede
la Lazio, con un'iniziativa personale di Renna.
Al 18' la
pressione granata si concretizza nel vantaggio: è Puia ad avviare l’azione,
sponda di Orlando e cross veloce su cui Cei può intervenire solo
parzialmente. Meroni controlla e mette dentro. Reagiamo. Pochi minuti dopo, Ciccolo,
con un colpo di testa, salta a deviare il millimetrico cross di Carosi e
colpisce il palo.
Mannocci cambiare le marcature, la Lazio
chiude il primo tempo mostrando segni di miglioramento.
Si riparte,
il nostro centrocampo appare ispirato, sospinto dalle eleganti geometrie del
turco Can Bartu e del professor Governato.
D'Amato inizia a dare forma alla riscossa
laziale. I suoi allunghi mettono in difficoltà gli avversari. Al 57' Moschino
non controlla un facile pallone, regalandoci un calcio d’angolo da cui nasce un
bel blitz. Del tiro dalla bandierina s’incarica Carosi, pallone in mezzo
su cui irrompe Governato che ruba il tempo a Rosato, soffiandogli il
pallone che serve immediatamente a D'Amato, che al volo insacca gonfiando
la rete. Il Torino, che sta giocando praticamente in dieci sin dal terzo minuto
per l’infortunio di Ferrini, subisce la nostra manovra avvolgente. Troviamo il
vantaggio al 74': D'Amato recupera caparbiamente un pallone, rimette al
centro trovando all'appuntamento la testa di Ciccolo, che ci porta in
vantaggio quando mancano solo quindici minuti.
Dopo soli
quattro minuti, il Toro riagguanta il pari. Passaggio di Meroni per Gigi
Simoni, che sigla il meritato pareggio. Ancora Simoni, a due minuti dal termine,
potrebbe dare la vittoria al Toro, ma trova sulla sua strada un grande Idilio
Cei, che si oppone magnificamente al colpo di testa a botta sicura
dell'attaccante.
Un
pomeriggio di grande Calcio, un settembre dei mitici anni Sessanta, quando i
ragazzini sognavano di emulare i loro beniamini giocando a pallone nel cortile
di casa, e al pomeriggio, dopo aver fatto i compiti, potevano sognare ad occhi
aperti giocando con le figurine da incollare su un pezzo di cartone, dopo
averle pazientemente ritagliate da un’immaginetta come quella che vi mostriamo
nella foto articolo.
Sono trascorsi Sessant’anni. Non esistevano sostituzioni. Si giocava solo la domenica pomeriggio. Ci si incontrava al bar, in semplicità, prima e dopo ogni partita, magari per un bicchiere di vino. Oggi non esistono più quei piccoli bar di quartiere in cui si acquistava il litro di latte fresco per il giorno dopo. Sono chiusi per sempre quei bar. In compenso, oggi abbiamo il Var, spacciato, inizialmente, per angelo giustiziere difensore dei deboli, e divenuto, nella realtà dei fatti, strumento di diffusione di convinzione di massa, in mano dei Clubs più ricchi e potenti. Forza Lazio!
Ugo Pericoli