Cari
fratelli Laziali,
il nostro
campionato è stato fin qui una falsa partenza.
A parte la
notte di Napoli in cui ci siamo illusi di avere uno squadrone, dobbiamo
ammettere che ci aspettavamo 6 punti in più.
In vista di
questo Lazio-Monza la mente torna indietro a quattro decenni fa. Ricordate?
Bruno e Lionello erano stati “graziati” dalla giustizia sportiva e una notte di
mezza estate cullammo il sogno di ritornare in Serie A a mani basse. Speranza
vana: come sempre, le vittorie ai fini della promozione, avremmo dovuto conquistarcela
sul filo di lana.
È domenica 26
settembre 1982: la Lazio di Gian Casoni ha disputato una prima fase di Coppa
Italia dignitosa. Non abbiamo passato il turno ma ci siamo comportati bene.
Invece, nelle due prime giornate del Campionato di Serie B 1982-83, non siamo
mai andati oltre il pareggio e, abbastanza incredibilmente, non abbiamo ancora fatto
gol, nonostante la presenza di Bruno-gol (ritratto, nella foto, mentre
subisce una carica di un avversario).
Il buon Clagluna
ha rimescolato le carte. Ha visto Vincenzo D’Amico un po’ sulle gambe e
gli ha preferito il giovane Surro. Vincenzino avrebbe ben poco da
rifiatare perché ha 28 anni. Però sembra già un reperto storico, dal momento
che l’abbiamo sempre visto giocare con noi. Spazio dunque a Moscatelli,
Podavini, Chiarenza, Vella, Pochesci, Manfredonia, Ambu, Montesi, Giordano,
Tavola e Surro. In panchina, oltre a Vincenzino, Orsi, Badiani, Saltarelli e il
Dominique Rocheteau de Noantri, Claudio Vagheggi.
Anche il Monza
è allenato da un suo “monumento”: Franco Fontana ha fatto tutta la
trafila, dai Pulcini alla Primavera, alla prima squadra. Ha fatto il capitano e
adesso fa l’allenatore. Storie abbastanza sconosciute che è bene ricordare, come
antidoto a questo intossicante calcio iper-globalizzato.
Questa la
formazione del Monza: Meani, Castioni, Billia, Colombo, Fasoli, Peroncini,
Mitri, Saini, Pradella, Ronco e Marronaro. In panchina De Toffol, Fontanini,
Biasin, Di Stefano e Perico.
Le scuole
sono appena ricominciate, molti di noi saranno andati a Ostia o a Fregene, perché
allo stadio siamo in pochi, non arriviamo a trentamila. Fanno trenta all’ombra
e c’è il sole di luglio.
Ci mettiamo due
minuti a capire che sarà un pomeriggio di sofferenza: la squadra non ha superato
la metà campo che con due campanili alla viva il parroco.
Insomma, il gioco semplice ma dignitoso messo in mostra in Coppa Italia, è già
un pallido ricordo. Quando vediamo il furetto Mitri sganciarsi dalla sua
fascia, sfruttare il doppio errore (di Manfredonia e Moscatelli),
e andare a rete con un’elegante semirovesciata, in curva non sappiamo più cosa
pensare. Ci sembra una lenta agonia, magari fossimo andati a Ostia, maledetto
a quando abbiamo rifatto l’abbonamento, perdiamo palloni a centrocampo, Montesi
e Manfredonia si direbbero incompatibili, peggio di loro solo Pochesci
e Chiarenza, che marcano a vuoto i rispettivi avversari.
Forse Chiarenza
non è abituato a certi livelli. Provocato da Pradella si fa espellere
dall’accaldato Vitali, sarà un secondo tempo tutto in salita.
Roberto Clagluna lascia negli spogliatoi il ragionier
Tavola, confidando nel dinamismo del più esperto Badiani. Il
risultato si vede, andiamo più veloci nonostante l'inferiorità numerica. In
curva prendiamo coraggio, anche perché a Genova, per la Roma si sta mettendo
male.
Fa ancora
molto caldo quando Castioni sgambetta Manfredonia ma ci corre un
brivido lungo la schiena. Vitali ha decretato il rigore. È dal 1980 che non
vediamo un gol di Bruno Giordano: in molti, con lui, ci sono cresciuti. Ci
abbracciamo quando vediamo la rete gonfiarsi, Bruno ha tirato una bomba delle
sue: 1 a 1
Vincenzino ha iniziato a trotterellare davanti
alla panchina. Clagluna lo sta facendo entrare, si deve provare a
vincere. La classe c’è, così come la voglia, che sarebbe tanta. Ma è una domenica
storta, non andremo oltre il pari. La radiolina conferma che la Sampdoria
ha battuto la Roma, che viaggiava ininterrottamente a punteggio pieno tra Coppa
Italia e Campionato. Questo risultato avrebbe reso la nostra domenica meno
amara, se non addirittura positiva.
Capito fratelli Laziali, come stavamo messi? Sabato sera possiamo prendere in considerazione un risultato soltanto. Forza Lazio!
Ugo Pericoli