Raccontavano i giornali del primo del Novecento che il Tevere fosse un fiume estremamente pericoloso: almeno due volte al mese venivano riportate, infatti, notizie di annegamenti. Forse era per questo che, nelle acque del Tevere, erano soliti radunarsi i nuotatori più forti, più potenti, soprattutto i più esperti.
Lo stralcio del giornale che pubblichiamo è datato settembre del 1907: narra dell’ordine di arrivo, tratteggiando anche la sintesi della gara, della traversata di Roma a nuoto. Un percorso lungo e faticoso, dal porto fluviale fuori Porta del Popolo fino all’approdo di Ripa Grande. Meno di venti concorrenti ai nastri di partenza: dopo tre anni alla traversata di Roma si sarebbero presentati quasi il doppio dei partecipanti, segno che la gara aveva ormai assunto una sua peculiarità.
Quell’edizione del 1907 venne vinta da un bravo nuotatore della Società Romana di nuoto, Vincenzo Bronner, ma gli atleti della Lazio – come sovente accadeva in quelle stagioni, in svariate discipline – furono anch’essi grandi protagonisti. Pietro Perret, infatti, si piazzo’ al secondo posto mentre ‘Niger’ – lo pseudonimo di un nuotatore che mai venne però identificato – timbro’ un onorevolissimo sesto posto.
Romantica, come solo le foto datate sanno essere, l’istantanea della premiazione (che alleghiamo), in cui tutti i partecipanti, in un ideale abbraccio, si mettono in posa per lo scatto da consegnare ai posteri.
Come per la traversata di Parigi (i cui echi erano giunti anche nella Capitale) anche sui ponti e sugli argini della Capitale si radunarono migliaia di appassionati. Erano gli anni, d’altronde, in cui la magia del Tevere era compagna della città: in acqua si nuotava e si giocava a pallanuoto. I circoli remieri e i ‘galleggianti’ fiorivano ai lati del fiume, soprattutto nella sua parte Nord. I bagni nel fiume chiudevano spesso la giornata di molti romani, sopratutto da giugno in avanti. Fu nel Tevere, ad esempio, che Luigi Bigiarelli – nei mesi antecedenti alla fondazione della Lazio – provo’ a dimenticare il dolore per un amore perduto, come recentemente raccontato dal Centro Studi.
Fu nelle acque del Tevere che i nuotatori della Lazio – come Retacchi, Altieri, Perret e ‘Niger’ , tra gli altri – lasciarono una impronta marcata di olimpismo, coraggio e senso di appartenenza.