Cari fratelli Laziali,

fateci caso: molto spesso i nostri destini, unitamente a quelli di tante altre squadre, si sono complicati o disciolti in quel di Verona. Domenica saremo impegnati in un match che sarà un vero e proprio crocevia. Uno dei nostri giocatori più rappresentativi non ha usato mezzi termini quando ha affermato che si giocheranno dieci finali. Si, anche quest’anno la Nostra ci sta facendo appassionare per una risalita di una classifica sin qui deludente ma che potrebbe regalarci non poche soddisfazioni sul filo di lana, 

Nel frattempo vi portiamo in un’altra dimensione, ad un vecchio Verona-Lazio (nella foto una punizione subita dalla nostra squadra) di un campionato ancora autarchico, di oltre quarant’anni fa, Era il 5 febbraio 1978 e si giocava la diciassettesima giornata del Campionato 1977-78.

In trasferta eravamo un disastro. Lo sapeva bene l’ex C.T. della Nazionale, Ferruccio Valcareggi, che schiero’ una squadra tutta d’attacco, in grado di metterci subito in difficoltà: Superchi Logozzo Franzot Busatta Bachlechner Negrisolo Trevisanello Mascetti Gori Madde’ Luppi.

In panchina Fiaschi e Pozzani ma soprattutto uno dei giocatori “Totem” della Lazio di inizio Anni Ottanta, quella targata Gian Casoni prima e Chinaglia, poi: il difensore Arcadio Spinozzi.

In panchina c’è Luis Vinicio. La sua permanenza è un inno alla contraddizione. Ad inizio autunno siamo capaci di fare tre gol alla Juventus ma di prenderne “sei” dal Lens, il mese successivo, Dei giocatori che diedero vita a quella che resterà come una delle notti più lunghe nelle rarissime partecipazioni Uefa della Lazio, a Verona, sono presenti un po’ tutti o quasi. C’è Garella, che gli scettici hanno ribattezzato “Paparella”, poi Pighin, Ghedin e Wilson, Manfredonia, Cordova, Giordano, Agostinelli, Garlaschelli, Lopez e Badiani. in panchina “baffo” Avagliano, il vecchio “gringo” Sergio Clerici e un giovane “primavera”, nonché studente a  mezzo servizio, da poco iscritto alla facoltà di Giurisprudenza di Roma: si chiama Carlo Perrone,

Il signor Bergamo di Livorno fischia l’inizio alle 14,30 in punto: il Verona parte come uno schiacciasassi. Al 21’ Manfredonia, uno di quelli dai quali ci si attende il fritto, finisce incerottato dal dottor Ziaco, che non può far altro che prescriverne la sostituzione. La “matricola” Carletto Perrone non se l’aspetta proprio, tocca proprio a lui giocarsela contro i gialloblù veneti, Passano tre minuti e l’ex romanista Negrisolo porta in vantaggio gli scaligeri, Un boato scuote il “Bentegodi”.Davanti non facciamo un tiro in porta e per altri quindici minuti vediamo le streghe. 

Si arriva così al minuto 46 quando l’ex juventino Gori effettua un tiro che lascia Garella di sale Il nostro portiere, in altri clubs, vincerà molti titoli in carriera ma, quel giorno, non possiamo non ricordarlo perso nei suoi gonfi capelli dall’improbabile taglio “da paggio”, come il goffo Caio de “La  spada nella roccia” firmata Walt Disney. Due tiri, due “garellate”. Un neologismo sfortunato, un pomeriggio da dimenticare. 

Certo, oggi è un altro calcio e non immaginiamo, non arriviamo a contemplare che un Lord come Simone Inzaghi entri negli spogliatoi con l’intento di spaccare tutto, Ma era un altro calcio, appunto, e Luis Vinicio si fumo’ tre sigarette in un quarto d’ora guadando i suoi con occhi iniettati di veleno, Solo Capitan Wilson prese il coraggio di proporre una controffensiva, Cordova si assento’ con gli occhi al cielo, mentre Agostinelli è Giordano non osarono aprire bocca, Non un tiro, nemmeno uno!

C’è una costante che accompagna il Calcio in tutte le epoche: l’imprevedibilità e gli errori umani, Manca una mezzoretta e lo stadio veronese ci sta sbeffeggiando. Madde’, che ha un pallone facile facile da stoppare, scivola sul terreno liberando così Giordano che, al suo primo tiro in porta, batte Superchi: 2 a 1. Trascorrono cinque minuti e due dei nostri atterrano un avversario in piena area, E’ rigore sacrosanto, perfino per quelli di Teleroma 56! È rigore sacrosanto ma non per il sommo giudice, il signor Bergamo. 

Incredibilmente le chiome di Agostinelli riprendono colore, Cordova sembra non aver fumato la Marlboro dell’intervallo e smista palloni finalmente sapienti. Il Verona, dal possibile 3 a 1, arretra il gioco contro ogni logica. 

Ad un minuto dalla fine c’è un cross di Lopez, un traversone alla disperata. Superchi vi arriva, devia ma la sfera arriva a Cordova che tira, male-malissimo. Superchi sarebbe pronto ad afferrare quell’ultimo pallone ma Negrisolo, prima di lui, colpisce di testa, regalandoci il più gratuito dei pareggi in quel Campionato “dell’anno di piombo”, un Campionato grigio che chiuderà anticipatamente per lasciare spazio al  Mundial di Argentina. 

Certo, in 43 anni il calcio sarà potuto cambiare mille volte ma resta la costante dell’imprevedibilità dell’ultimo colpo finale, Pensiamo a Lazio-Spezia di pochi giorni fa. Incassiamo uno dei più bei gol del XXI secolo e vinciamo all’ultimo respiro con il nostro profeta della “suspence”, quel Felipe Caicedo che è diventato il Dario Argento del calcio italiano, 

Guardate la classifica: tutto può succedere, occorre crederci fino al 100emo minuto! Forza Lazio!

Ugo Pericoli